"Mai più un caso Pompei", per la cultura serve un cambio di passo e un "ruolo centrale" nel Paese, con più fondi e più attenzione da parte della politica ma anche riforme e nuove regole. Con queste parole il nuovo ministro dei Beni culturali e del turismo Massimo Bray presenta in Parlamento le linee guida del suo mandato. E non tradisce la sua provenienza da direttore dell'enciclopedia Treccani, con una relazione lunga quasi trenta pagine, fitta di emergenze e temi da affrontare, dalla tutela dei monumenti al paesaggio, dalla fruizione dei musei ai problemi del cinema, dello spettacolo dal vivo, dell'organizzazione ministeriale.
Pompei è la priorità, anche agli occhi del mondo, sottolinea subito, con la necessità di tradurre presto in risultati concreti il progetto di restauri finanziati dalla Ue. Va accelerato anche il restauro del Colosseo e rinnovato l'impegno per Domus Aurea e Appia Antica. Ma fondamentale è la battaglia per suolo e paesaggio.
Su tutto, va da sé, incombe l'allarme dei fondi con il Fus ridotto a meno di 390 milioni di euro (erano 530 nel 2001): "Se guardo ai conti del ministero – fa notare Bray ai parlamentari – capisco che di casi come quello di Pompei potrebbe succederne uno al giorno". Lui garantisce l'impegno a "razionalizzare le risorse e a cercare i fondi per ridare al Mibac la dignità che merita".
In primo piano, vista la crisi economica, anche la necessità di un partenariato con i privati, "un'opportunità che va regolamentata", avverte poi anticipando l'intenzione di affidare ad un gruppo di lavoro la definizione di linee guida da sottoporre poi Camera e Senato.
I temi toccati dal ministro sono comunque tanti, dalla necessità di un provvedimento che riporti nelle casse del Mibac la globalità degli introiti dei musei, attualmente in parte 'drenati' dal Tesoro a interventi per rendere più accoglienti i musei. Infine l'idea di una 'Biennale della Cultura popolare' con un impegno in favore del patrimonio culturale immateriale.