Sarà un’altra settimana cruciale per l’avvio della nuova Alitalia con il confronto tecnico deciso dal governo per individuare in tempi rapidi la soluzione per il passaggio degli asset dalla vecchia compagnia alla newco Ita. Ma sul dossier pende come una spada di Damocle il fattore tempo: la poca liquidità rimasta nelle casse dell’amministrazione straordinaria, lanciano l’allarme i sindacati, non basta nemmeno se si dovesse procedere con l’iter più veloce della trattativa privata. Scenario che, se non arriva l’atteso ok dell’Ue ai ristori Covid, potrebbe anche rendere necessario un nuovo intervento pubblico. Sul dossier il governo ha appena impresso una stretta e, dopo aver concordato con l’Ue la necessità di procedere nel senso della discontinuità, nei prossimi giorni sarà impegnato a valutare nel dettaglio le possibili soluzioni perché il nuovo vettore aereo possa decollare al più presto. La strada individuata sarebbe quella della cessione della parte ‘aviation’ (aerei, personale, slot e brand) con trattativa privata, prevedendo contratti di servizio per gli altri asset (manutenzione, handling e Millemiglia), che verrebbero successivamente messi a gara.
Bruxelles, che sta per pronunciarsi sugli 1,3 miliardi di aiuti di Stato concessi alla vecchia compagnia (che senza discontinuità ricadrebbero sulle spalle di Ita), preferirebbe bandi pubblici per tutti gli asset, ma sembra che sulla bilancia potrebbe avere un peso l’ipotesi che possano entrare in campo altri soci da affiancare al Tesoro.
A far propendere per la trattativa privata è soprattutto il fattore tempo. Una gara infatti richiede 4-5 mesi, troppo per il decollo di Ita, che per intercettare la stagione estiva deve riuscire ad accendere i motori almeno per maggio. La trattativa diretta invece consentirebbe di dimezzare i tempi. Inoltre, lasciare la manutenzione e handling all’amministrazione straordinaria, garantirebbe un po’ di ossigeno alle casse della vecchia compagnia. Proprio il problema della liquidità è ormai una vera emergenza. E ora rischia di compromettere anche la soluzione allo studio per il trasferimento degli asset a Ita. “Siamo molto preoccupati per la liquidità dell’amministrazione straordinaria, perché i soldi a disposizione oggi non sono sufficienti nemmeno se si dovesse fare la trattativa privata”, lancia l’allarme il segretario della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi, ricordando che “se c’è stato un problema a febbraio”, con gli stipendi pagati in ritardo, “a maggior ragione ci sarà a marzo: il problema della liquidità si ripresenterà”.
Per questo diventano quanto più urgenti i 55 milioni (in due tranche da 20 e 35 milioni per i mesi di novembre e dicembre) di ristori Covid su cui si attende il via libera dell’Ue. Denaro vitale, se si considera che Alitalia brucia circa 40 milioni al mese. A confermare la situazione di emergenza, anche il fatto che il commissario ha chiesto nei giorni scorsi al Ministero del lavoro e ai sindacati, che già si dicono contrari, di interrompere l’anticipazione della quota ordinaria della cig in favore del pagamento diretto da parte dell’Inps. Ad aumentare la preoccupazione dei rappresentanti dei lavori c’è anche il mancato confronto con il governo, da cui attendono ancora una convocazione. “Si apra un confronto strutturato, levando dal tavolo lo spauracchio della liquidazione”, chiede il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, chiedendo alla politica “un ragionamento serio che deve essere fatto nell’ambito di una cabina di regia strutturata anche con le parti sociali”.