Mentre continua inesorabile il conto alla rovescia per l’Expo, attorno all’Enit il silenzio è assoluto. Certo, tra minacce terroristiche ed elezione del capo dello Stato, i pensieri del consiglio dei ministri vanno in altre direzioni eppure il destino dell’Agenzia nazionale del turismo è in stallo ormai dai primi di novembre quando il commissario straordinario Cristiano Radaelli, in anticipo sui tempi che gli erano stati concessi, ha presentato al ministro Dario Franceschini il progetto di riforma.
Un progetto che voleva un’Enit che funzionasse “come una multinazionale (con 23 sedi all’estero e una centrale a Roma)”, che fosse molto più aggressiva e competitiva sul web e sui social e con una dotazione di almeno 25 milioni di euro per far funzionare sia l’agenzia sia il portale italia.it.
Un progetto che però è tuttora in stallo, mentre si vocifera di una rivoluzione molto più ampia che vorrebbe la fusione dell’Enit con l’Ice e Invitalia, la società del ministero dell’Economia, che si occupa di attrazione degli investimenti.
Una situazione che desta preoccupazione tra gli operatori che temono più che altro la perdita di tempo visto che mancano ormai veramente pochi giorni all’Expo di Milano.
“Purtroppo – spiega il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – si sono avverati tutti i timori che avevamo denunciato ai tempi della riforma dell’Agenzia: sono state smembrate le delegazioni estere, siamo ancora in attesa dell’approvazione dello Statuto, siamo in attesa della nomina della governance in una situazione dove solo il turismo estero è in grado di salvare la stagione 2015”. Per quanto riguarda le indiscrezioni sull’Ice, Bocca non ha dubbi: “E’ la soluzione ideale che era già nei programmi di Federalberghi: creare un’unica agenzia per la promozione delle eccellenze del nostri Paese, dal turismo alla moda, dall’auto all’enogastronomia. Andare in ordine sparso ci fa perdere peso”.
Sulla necessità di superare velocemente la fase di stallo gli fa eco Renzo Iorio, presidente di Federturismo: “Aspettare non giova a nessuno, né come destinazione Paese né tantomeno alle risorse dell’Enit. A meno che dietro questo stallo non ci sia un disegno o progetto più ampio che miri a riportare il turismo nel posto che gli compete e cioè al centro dell’economia e del pil del Paese. Quindi ben venga se c’è dietro un processo maturo e intelligente per lavorare in modo più attuale sia sul turismo che sul made in Italy. Noi siamo stati critici sul modo di lavorare della vecchia Enit, troppo legata alle fiere e poco al racconto del Paese e poco aggressiva sul web. Per questo pensavamo che il piano Radaelli andasse nella giusta direzione e ne aspettavamo la realizzazione”.
“L’Enit riveste il suo fondamentale ruolo per il turismo italiano da ben 90 anni – aggiunge Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo-Confesercenti – ma in questo momento mi sembra più che si pensi a una sua smobilitazione che a una ristrutturazione. Ci accorgeremo della sua mancanza forse quando non ci sarà più. Il valore più grande dell’Enit sono proprio le sedi estere e le persone che fino a questo momento le hanno gestite. Noi siamo ferocemente contrari alla fusione con l’Ice perché commercio e turismo sono prodotti troppo diversi. Un conto è “esportare merci” e un conto è “importare emozioni”.