Dopo mesi di attesa, la Commissione Ue ha recapitato al governo italiano la lettera con il parere motivato sulle concessioni balneari che
formalizza l’ultima fase della procedura di infrazione per violazione della direttiva Bolkenstein. Non è stato un passo facile per l’esecutivo europeo, che in questo ultimo scampolo della legislatura comunitaria è avvezzo a muoversi con estrema prudenza nei confronti degli Stati membri. Ma, sui balneari, evidentemente Bruxelles non aveva scelta. Roma ha adesso due mesi per conformarsi al parere della Commissione ed evitare così una maxi-multa.
La lettera, ha sottolineato Palazzo Berlaymont, “non pregiudica in alcun modo la trattativa” con l’Italia. Ma, d’ora in poi, il negoziato avrà tempi contingentati. Nella missiva, Bruxelles ripercorre il tira e molla giuridico con l’Italia, inclusa l’apertura della procedura di infrazione
nel dicembre del 2020. E contesta i risultati del tavolo tecnico istituito dal governo per la mappatura delle spiagge.
Per l’Ue il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali non “riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare”. Tradotto, nella restante percentuale che per il governo può essere messa a gare il tavolo tecnico ha incluso tratti di costa inutilizzabili o per cause naturali o perché sedi di porti e strutture industriali, o perché protetti.