La Procura di Genova ha messo sotto inchiesta per la prima volta Booking.com accusato di evadere l’Iva in Italia. La svolta all’indagine è venuta con una rogatoria all’Olanda e la richiesta d’incamerare documenti che circoscrivano nero su bianco qual è il giro d’affari di in Italia.
Gli investigatori stanno analizzando le transazioni concluse tramite l’agenzia di viaggi online, da chi propone case vacanza e non ha appunto una partita Iva. L’imposta, agli occhi degli inquirenti, è dovuta. La notizia è riportata dal Secolo XIX, La Repubblica, La Stampa, il Fatto quotidiano. Ma mentre chi mette a disposizione l’immobile può cavarsela dichiarando il ricavo al netto della commissione corrisposta a Booking, quest’ ultimo secondo le accuse dovrebbe saldare proprio l’Iva – e proprio per le commissioni sulla mediazione ottenute dal partner italiano – che altrimenti sfugge all’erario.