La Commissione Ue non cede su Sea Handling e tira dritto, portando l’Italia davanti alla Corte di giustizia Ue per il mancato recupero dei 360 milioni di aiuti di stato considerati illegali. Continua quindi la battaglia legale, e sia il ministro dei trasporti Maurizio Lupi che il presidente di Sea Pietro Modiano annunciano ricorso. “Difenderemo con forza davanti alla Corte europea le ragioni di Sea, del Comune di Milano e del Governo italiano”, ha annunciato Lupi dicendosi “molto deluso” per la decisione di Bruxelles.
Il contenzioso comincia a giugno 2010, quando a seguito di una denuncia, Bruxelles avvia un’indagine sulle ricapitalizzazioni effettuate da Sea tra il 2002 e il 2010 a favore della controllata Sea Handling. Da questa emerge che gli apporti di capitale per un totale di circa 360 milioni non sono stati effettuati a condizioni di mercato, fornendo quindi a Sea Handling un vantaggio indebito rispetto alla concorrenza e violando le norme Ue sugli aiuti di stato per le imprese in difficoltà. La Commissione nel 2012 chiede quindi all’Italia di recuperare gli aiuti, ma ancora un anno e mezzo dopo la società non ha rimborsato nessun importo. Nel frattempo, a marzo dell’anno scorso, Italia, Sea Handling e Comune di Milano chiedono al Tribunale Ue di sospendere la decisione della Commissione, ma questo respinge la domanda.
Due settimane fa, lo scorso 9 luglio, Bruxelles avvia un’altra indagine per valutare se un apporto di capitale da 25 milioni effettuato da Sea a favore della nuova controllata, Airport Handling, è compatibile con le norme Ue sugli aiuti di stato. Secondo il parere preliminare della Commissione, però, finalità e risultato della costituzione della nuova società sono in realtà quelli di evitare la restituzione degli aiuti concessi a Sea Handling, di cui Airport Handling può essere considerata il successore economico.