Crisi covid è passata, agriturismo torna a crescere


Nella rete delle aziende agrituristiche italiane sembra superata la crisi dettata dall’emergenza sanitaria Covid che, cinque anni fa, fece registrare una forte flessione degli arrivi. È quanto emerge dal report Agriturismi 2023 dell’Istat che evidenzia un aumento del valore della produzione delle aziende agrituristiche che sfiora 1,9 miliardi di euro, per la precisione di poco superiore a 1.871 milioni di euro. Rispetto al 2022, il valore del settore agrituristico aumenta del 15,4% e, rispetto al 2019, anno pre-Covid, l’aumento è del 19,1%.

L’annus horribilis del 2020 può dunque cadere nel dimenticatoio per questi imprenditori attivi nei borghi rurali e pedemontani, tanto più che il boom per questa formula di vacanza e ristorazione in campagna si è consolidato negli ultimi 20 anni raddoppiando il numero di aziende agrituristiche, e tra il 2004 e 2023 il valore della produzione a prezzi correnti cresce ad un tasso medio annuo dell’1,1%, fa sapere l’Istat.

A livello geografico persistono tuttavia squilibri significativi: le aziende del Nord (43,8%) incidono per il 51,2% alla formazione del valore della produzione dell’intero settore agrituristico, quelle del Centro (36,7%) per il 36,5% e quelle del Mezzogiorno (19,5%) per il 12,3%.

Per l’Istituto di statistica il valore medio della produzione per agriturismo (valore economico / numero di aziende agrituristiche) nel 2023 supera i 71.600 euro (era poco più di 62.700 lo scorso anno) e sale a circa 84mila euro nel Nord, nel Centro è di poco meno di 71.300 euro e nel Mezzogiorno si aggira intorno a 45mila euro.

Da Nord a Sud le aziende agrituristiche attive sono 26.129 (+1,1% rispetto al 2022); nel 2023 la crescita maggiore si verifica nel Centro (+2,3%) e nelle Isole (+1,7%). Mentre sono 4,5 milioni gli appassionai di questa formula vacanza (+11% rispetto al 2022), Tra questi agrituristi il 51% sono stranieri; e il 72% sceglie le strutture del Centro e del Nord-Est. La Regione con la più alta densità di aziende agrituristiche è la Provincia autonoma di Bolzano (46 strutture per 100 km2), seguita dalla Toscana (25,2 per 100 km2) e dall’Umbria (15,4 per 100 km2).

Lungo la Penisola il 63,7% Comuni ospita almeno una azienda agrituristica. E dieci sono veri e propri distretti in quanto Comuni con almeno 100 strutture: nella zona di Bolzano si trovamo Appiano sulla strada del vin, Caldaro sulla strada del vino, Castelrotto; in Toscana Cortona (Ar), Grosseto e Manciano (Grosseto), Montalcino, Montepulciano e San Gimignano (Siena); in Sicilia Noto (Siracusa).

A svolgere attività di ristorazione sono poco più di 13mila strutture (circa il 50% del totale) e rispetto al 2022 sono in lieve aumento (+0,8%), rileva l’Istat nel report, sottolineando il forte traino delle proposte di degustazione (+3,8%). La Regione con la maggior dotazione di aziende agrituristiche con agri-ristoranti è la Toscana (16,5%) seguita da Lombardia (8,4%) e Piemonte (7,2%).

Per la presidente di Terranostra Campagna Amica, Dominga Cotarella “la sfida è ora quella di arricchire ulteriormente la varietà dell’offerta come base per una destagionalizzazione della vacanza, allungando i periodi di permanenza”, mentre Aic e Penisola Verde chiedono al governo l’istituzione di un “Fondo Nazionale Agrituristico”.

https://www.istat.it/wp-content/uploads/sites/11/2025/02/Report-Agriturismi_Anno-2023.pdf