Cucina italiana patrimonio Unesco tra polemiche e dubbi
16 Dicembre 2025, 12:45
Appena pochi giorni dopo l’annuncio della Cucina italiana a patrimonio immateriale Unesco, si moltiplicano gli spazi riservati dai giornali britannici a commentatori ostili. Nel weekend a fomentare la polemica era stato il Times, per firma di Giles Coren, critico gastronomico conosciuto per il suo nazionalismo alimentare, il quale era arrivato a definire la narrazione sul cibo italiano come ‘una truffa’, affermando che l’Unesco sarebbe stata ingannata e invocando protezione per la ‘raffinata cucina inglese’, sbandierata come la migliore del mondo.
Ma non solo. Sul Guardian a riaccendere la polemica è Alberto Grandi, professore di Storia del cibo all’Università di Parma. L’accademico italiano denuncia come un mito il concetto di una cucina italiana antica, nata non già da radici secolari e aggiornamenti armoniosi, ma da fenomeni come la fame, la povertà, le migrazioni e l’improvvisazione. Molte delle presunte tradizioni regionali sono state codificate, a suo dire, solo nel tardo ‘900, spesso per ragioni turistiche e identitarie. La cucina italiana che ha conquistato il mondo – prosegue Grandi – non sarebbe dunque quella portata dagli emigrati che partivano perché ‘ridotti alla fame’, ma quella che essi inventarono all’estero, con ricette tornate poi in Italia come se fossero tradizionali, in particolare con il boom economico degli anni ’50-’60. Di qui la critica a quella che l’autore bolla come ‘retorica sovranista’ sulla tradizione gastronomica della Penisola e quella al riconoscimento dell’Unesco.
A replicare alle polemiche insorte nel Regno Unito è Claudio Pica, presidente dell’Accademia Italiana della Pasta, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio e vice nazionale, secondo il quale la “‘vera truffa’ è la cacio e pepe con la panna, spacciata per di più come piatto autentico e da noi smascherata, con tanto di scuse”. “Questo è uno dei motivi per cui abbiamo istituito l’Accademia della Pasta – spiega Pica – che nasce per preservare, diffondere e insegnare la vera cultura gastronomica italiana”.