sabato, 23 Novembre 2024

Palumbo: serve rivoluzione digitale per accogliere inondazione turisti cinesi

“Finora abbiamo solo sfiorato il mondo cinese ma invece è un pubblico che nei prossimi 4-5 anni ci inonderà. Quindi è importante che ci prepariamo bene, probabilmente anche con una parte del piano strategico esclusivamente dedicata a questo”. Lo ha detto Francesco Palumbo, direttore Turismo del Mibact a margine dell’inaugurazione dell’Anno del turismo Europa-Cina a Venezia.

“Dobbiamo fare in modo di allagare l’offerta al di fuori delle mete tradizionali. Inoltre, il digitale – ha spiegato Palumbo – non è solo avere il wi-fi nelle città e negli hotel: significa organizzare l’offerta per il digitale non solo per il computer ma per i device telefonici prima, dopo e durante il viaggio. Va ripensata non solo la promozione in Cina ma va anche organizzata meglio la gestione dell’offerta. Non si possono infatti solo fornire contenuti top down ma bisogna anche sviluppare gli spunti che arrivano dai turisti secondo una dinamica molto più relazionale e molto più di scambio. Abbiamo molto da lavorare e lo faremo sicuramente in collaborazione con le regioni e con gli operatori del privato perché il turismo è un settore dove la materia prima è pubblica (i monumenti, il paesaggio, le coste) ma il servizio lo sviluppano i privati. E’ forse l’unico settore dell’economia dove la collaborazione pubblico-privato è fondamentale”.

“Pensiamo – ha aggiunto – anche al fatto che i cinesi pagano solo con il digitale. Noi ancora in Italia discutiamo su carta di credito sì carta di credito no e loro pagano tutto col cellulare. Considerando che vengono da noi anche molto per lo shopping, questo è fondamentale. I grandi acquisti delle grandi marche si possono fare dappertutto in Italia come pure a New York o nei boulevard francesi. Noi abbiamo il dovere di sviluppare un’opportunità enorme per il commercio di alta qualità italiano: vedersi fare un paio di scarpe o una camicia su misura è un’esperienza che va al di là del prezzo, è un’esperienza che si può fare solo se si è fisicamente in Italia”.

“Il pubblico cinese – ha concluso – è costituito molto dai giovani che pagano i viaggi anche ai familiari più anziani, che sono molto più attenti alle esperienze turistiche e vogliono capire come si vive in Italia, non solo vedere i nostri monumenti. Hanno un’idea di viaggio diversa da quella tradizionale (non è più una cosa che si fa una volta nella vita) e quindi vi dedicano una parte consistente dei propri introiti”.

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