Una concreta solidarietà di residenti e turisti italiani e di altre nazionalità presenti sulla costa del Kenya ha alimentato fino all’ultimo la speranza che Michela Boldrini, l’italiana vittima dell’incendio nel resort Barracuda Inn di Watamu e deceduta ieri mattina all’ospedale Aga Khan di Mombasa, ce la potesse fare. Tra i tre italiani rimasti ustionati lo scorso 22 febbraio, Michela Boldrini era apparsa fin da subito la più grave. Con lei in vacanza il cugino Mattia Ghilardi, panettiere di 36 anni, di Grosotto, in Valtellina, anche lui rimasto ustionato nell’incendio del resort, così come una turista napoletana. Loro due non sono in pericolo di vita, ma si trovano ancora ricoverati nello stesso ospedale dove è morta Michela Boldrini, il cui quadro clinico si era aggravato negli ultimi giorni.
Il 22 febbraio scorso lei e il cugino erano all’ultimo giorno di vacanza e il 23 sarebbero dovuti rientrare in Italia. Invece il resort dove soggiornavano, a gestione italiana e che ospitava in tutto 182 connazionali, è stato avvolto dalle fiamme che, partite dalla cucina di un vicino ristorante, hanno rapidamente distrutto coperture e strutture. Stessa sorte anche per un altro resort confinante. Mattia e Michela si erano
attardati all’interno della struttura turistica per tentare di salvare i loro effetti personali e i passaporti, comunque andati distrutti nel rogo, e hanno così riportato le ustioni.
Inizialmente erano stati portati entrambi allo Star Hospital di Malindi, a cinque chilometri di distanza, ma subito dopo Boldrini era stata trasferita nella struttura più attrezzata di Mombasa, seguita – su indicazione dei medici keniani – anche dal cugino qualche giorno più tardi.
I due cugini avevano organizzato il viaggio con un’agenzia: un viaggio atteso da Michela da almeno due anni, ma sempre rimandato per via della pandemia.
Ancora non si sa quando sarà possibile dare l’ultimo saluto a Michela: la madre Mariangela, appreso dell’aggravarsi delle condizioni della figlia, è giunta a Mombasa e ora è assistita dall’Ambasciata italiana che, anche tramite il consolato onorario e il tour operator Alpitour, sta seguendo tutte le pratiche per il rimpatrio della salma della turista bergamasca, in stretto contatto con la Farnesina.