I sindacati dei tassisti sono al lavoro sulle controproposte da presentare al ministero dei Trasporti entro la fine della settimana. C’è da capire se la lista delle osservazioni al testo del decreto anti-abusi nel settore saranno condivise da tutte le sigle o se ognuna porterà il suo elenco. Prima però, mercoledì, sarà la volta delle associazioni del noleggio con conducente che sembrano pronti a dare battaglia. E tra i conducenti c’è già chi pensa alla data giusta per un fermo nazionale, con manifestazione in una delle piazze del centro della Capitale. Se sarà protesta, probabilmente cadrà intorno ai primi di aprile.
Tutto ruota intorno all’obbligo di rimessa per gli Ncc. I sindacati delle auto bianche vogliono rafforzare il concetto, tenendo a precisare che la vettura deve tornare nel garage ‘x’ e non in uno di quelli che si trova nella zona. E ancora i tassisti vogliono mettere dei paletti alle deroghe previste per il rientro nei box (gira voce di un tetto alle prenotazioni).
C’è poi una questione su cui la confusione non manca: chi paga, e come, il servizio di intermediazione, tra passeggero e autista, svolto dalle app o dai radiotaxi. Si tratta di un punto del provvedimento che ha suscitato polemiche sin dall’inizio con diverse interpretazioni: da coloro che sostenevano che allora Uber diventava gratis a quanti ci vedevamo una misura di lotta a forme di abuso, di costi mascherati in rimborsi spese. Tanto che il ministero si è detto disposto a fare a meno di quel passaggio. Ma ai tassisti sembra stare ancora più a cuore il ddl Concorrenza, che presto approderà in Aula al Senato. Da lì infatti discenderà il nuovo ‘Codice’, il decreto delegato, per fare ordine completo nel sistema.