venerdì, 22 Novembre 2024

Ue riapre a 15 paesi ma lascia fuori Usa, Brasile e Russia. In Italia resta obbligo quarantena 

L’Ue riapre le sue frontiere. Ma non a tutto il mondo: per ora solo una lista di 15 Paesi potranno entrare nel vecchio continente, tra cui la Cina, mentre restano fuori Stati Uniti, Russia e Brasile. Una scelta, quella presa a Bruxelles e che potrà essere rivista ogni due settimane in base all’andamento dell’epidemia, dettata dal timore di una nuova ondata di contagi, importati da quei Paesi dove il virus corre ancora velocemente.

In Italia però la quarantena prevista dagli arrivi extra Schengen resta in vigore, ha fatto sapere il ministro della Salute, Roberto Speranza spiegando che “la situazione a livello globale resta molto complessa. Dobbiamo evitare che vengano vanificati i sacrifici degli italiani negli ultimi mesi”. La misura si applica anche ai cittadini dei 14 Paesi individuati dall’Ue nella “lista verde”, da e per i quali ci si può muovere liberamente da domani, riferisce il contenuto dell’Ordinanza firmata da Speranza. Nel testo si aggiunge anche la comprovata ragione di studio ai motivi che consentono l’ingresso nel territorio nazionale. Le altre motivazioni per l’arrivo in Italia sono comprovati motivi di lavoro, di salute o l’assoluta urgenza.

Il via libera dell’Ue alla ‘lista verde’ è arrivato dopo una lunga maratona negoziale, trovando un equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle legate al turismo. Per ora fuori, oltre a Usa, Russia e Brasile restano anche India e Israele. Nell’elenco degli ammessi figurano l ‘Algeria, l’Australia, il Canada, la Georgia, il Giappone, il Montenegro, il Marocco, la Nuova Zelanda, il Ruanda, la Serbia, la Corea del sud, la Thailandia, la Tunisia e l’Uruguay, Paesi che al momento non destano particolari preoccupazioni per quanto riguarda i livelli di contagio. Nella lista c’è anche la Cina ma a condizione della reciprocità, dunque che ammetta sul suo suolo i viaggiatori provenienti dall’Ue. E il Regno Unito, ancora considerato Europa, almeno fino alla fine del periodo di transizione sulla Brexit il 31 dicembre.

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