giovedì, 28 Marzo 2024

Aumentano la cancellazioni alberghiere. Hrs: per limitare i costi serve flessibilità

Un anno dopo l’introduzione di nuove politiche di cancellazione da parte di molte catene alberghiere globali, il comportamento dei viaggiatori di affari delle aziende multinazionali in fatto di prenotazioni alberghiere resta perlopiù inalterato.
Un’analisi sull’hotel booking aziendale svolta da HRS, ha dimostrato che il numero di cancellazioni registrato è aumentato di quasi l’1% e che i costi complementari aggiuntivi per le aziende sono considerevoli: le policy più severe porterebbero ad un aumento della spesa alberghiera delle aziende di circa il 3,8%.

Di conseguenza, le aziende che negoziano le tariffe alberghiere del 2019, stanno dando forte priorità alla cancellazione flessibile; i viaggiatori di affari menzionano la flessibilità come un elemento importante di qualunque business trip. Le aziende, dal canto loro, stanno cercando di minimizzare la propria esposizione a costi di cancellazione ed altre fee che possano condurre a costi extra nella spesa alberghiera totale.

Nella ricerca svolta, HRS ha analizzato il comportamento di prenotazione dei suoi più grandi clienti corporate di tutto il mondo. Nel settembre del 2017, HRS ha esaminato le cancellazioni delle stesse aziende, stimandone i nuovi costi aggiuntivi, dal momento che le catene alberghiere globali avevano esteso il periodo di ‘cancellation penalty fee’ da 24 a 48 ore prima dell’arrivo.
In un sondaggio rivolto a 100 travel manager, un terzo ha affermato il desiderio di negoziare speciali condizioni per evitare proprio queste penali.

Le ‘Urban Resort Fees’ espongono ad una maggiore complessità gli Hotel Programme aziendali degli U.S. Un’inchiesta del New York Times del 22 ottobre fa luce su un nuovo trend di hotel fee che impatta maggiormente le aziende del Nord America. Il numero di hotel situati nei centri di affari delle città statunitensi che prevedono le cosiddette ‘resort fee’ – che solitamente vanno dai 20 ai 40 dollari a notte – è cresciuto dal 2 all’8% nell’ultimo anno, secondo una ricerca della School of Professional Studies Jonathan M. Tisch Center for Hospitality and Tourism dell’Università di New York.
Si prospetta che queste ‘urban resort fees’ possano generare 110 milioni di dollari di ricavi nel 2018, dei quali un significativo ammontare deriverebbe proprio dai viaggiatori business soliti ad alloggiare in queste strutture.
Tra le top 5 delle destinazioni di viaggi business americane, un totale di 280 hotel prevede giá una ‘resort fee’ e la ricerca dell’Università di NY ne prospetta un ulteriore aumento nel 2019.

L’ammontare delle tasse previste dagli hotel statunitensi è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo anno, come fa notare la ricerca stessa. Dal 2014 al 2017, il totale delle fee è aumentata da 2,35 a 2,7 miliardi di dollari, con una crescita inferiore al 4%. La ricerca dell’università americana prospetta invece che nel 2018 gli hotel statunitensi registrino entrate sotto forma di fee di circa 2,93 miliardi, con un aumento dell’8,5% nel solo ultimo anno.

Le aziende che fanno outsourcing delle negoziazioni delle tariffe alberghiere possono rimanere al passo con questo trend e minimizzare l’impatto finanziario derivante da queste fee.
“Nell’attuale stagione di hotel sourcing, sappiamo bene che il ridimensionamento delle commissioni e le politiche di cancellazione flessibili sono un must per ogni travel manager. Politiche di cancellazione più severe stanno costando agli hotel programme aziendali quasi il 4% in più, rendendo le condizioni flessibili ancor più rilevanti – afferma Marco D’Ilario, vicepresident Sourcing Solutions di HRS – L’anno scorso HRS ha mantenuto cancellazioni nel giorno d’arrivo nel 95 percento degli accordi che abbiamo finanlizzato per le aziende. Facendo leva sui volumi e coinvolgendo l’intero marketplace – inclusi global chain, catene locali e hotel indipendenti e catene regionali – aiutiamo le aziende a ridurre l’incidenza di queste fee”.

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