“L’Italia si prepara all’apertura dell’Expo, la vetrina del Paese, ma i due milioni di lavoratrici e lavoratori che fanno muovere il turismo aspettano da due anni il contratto. E le imprese del settore puntano solo a scaricare i costi del rinnovo sulle retribuzioni dei dipendenti. Non ci stiamo e quella di oggi è solo la prima giornata di una mobilitazione che riguarda l’intero sistema italiano dell’accoglienza”. Ad affermarlo, in occasione dello sciopero odierno dei lavoratori del turismo che si è svolto a Milano, Roma e Taormina è Brunetto Boco, segretario generale della Uiltucs.
Lo stop è stato proclamato dai sindacati di settore Filcams/Cgil Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto da 24 mesi. Lo sciopero interessa gli addetti di mense, bar e ristoranti, autogrill, fast food, agenzie di viaggio e tour operator e coincide con la giornata di protesta globale “Global Fast-food Workers’Action Day” indetta dal sindacato mondiale del turismo a tutela dei diritti del lavoratori dei fast food in tutto il mondo.
“La politica e le istituzioni faranno bene a occuparsi anche del contratto dei lavoratori del turismo e non solo a tagliare il nastro inaugurale di Milano 2015. Ventiquattro mesi di ritardo, di attesa, di perdita di potere d’acquisto – prosegue Boco – non sono bastati a far ragionare le controparti datoriali e a condurle verso un clima di maggiore disponibilità a discutere senza pregiudizi e veti delle giuste richieste del sindacato. Angem, Fipe, Federturismo, con accenti diversi, sono accumunate – sottolinea ancora il segretario – dalla pretesa di far pagare il rinnovo contrattuale ai lavoratori, senza riconoscere alcun miglioramento nelle tutele di migliaia di lavoratori e lavoratrici che convivono da sempre tra le difficoltà di prestazioni part-time, stagionali e soggette a cambi di appalto”.