La ventilata proposta da parte del governo di reintrodurre lo scontrino o la ricevuta fiscale per i servizi di spiaggia non costituisce la più grave preoccupazione per gli stabilimenti balneari che rischiano di andare all'asta dal 1° gennaio 2016. Lo afferma Riccardo Borgo, presidente del Sib, Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe. "Già in passato – spiega Borgo – questa norma, poi eliminata nel 1996, aveva creato non pochi problemi sia tecnici che interpretativi. Ora, se sarà necessario, siamo disponibili a confrontarci con il governo per risolverli". A preoccupare veramente il comparto è invece l'applicazione della normativa europea e della Direttiva Bolkestein secondo cui nel 2016 le concessioni demaniali andranno all'asta e con l'arenile anche gli stabilimenti balneari. Inoltre, ancora oggi le imprese balneari sono gravate di canoni demaniali spropositati e non sopportabili, malgrado tre anni fa sia stata trovata una intesa con il Governo e le Regioni che garantiva un gettito maggiore all'erario tutt'oggi rimasta incredibilmente lettera morta.
Infine, il Sib ricorda che gli stabilimenti balneari pur erogando servizi di natura turistica sono gli unici a corrispondere l'iva al 20% mentre per tutte le altre categorie le percentuali sono inferiori.