Archiviato l’esercizio 2022 con 1,6 miliardi di ricavi, 30 milioni di margine operativo lordo e in rosso “ma di poco”, con una perdita netta ridotta rispetto al 2021, il gruppo Alpitour si prepara ad affrontare il 2023, dopo essersi rifinanziato grazie all’impegno del socio di controllo Tip-Tamburi Investment Partners.
Sebbene ci siano “fattori importanti come inflazione, fuel, dollaro, costo del denaro” che “danno incertezza e negatività”, “la domanda per viaggiare è una costante e più forte degli anni scorsi. Si è ridotto il tempo dalla prenotazione alla partenza però la domanda c’è, anche dall’estero. Si è visto che senza i russi in Italia siamo andati bene, sono stati sostituiti dagli americani. E ogni giorno ci sentiamo più forti”. Così Gabriele Burgio, presidente e ceo, di Alpitour World ha sintetizzato la posizione del maggior gruppo italiano delle vacanze dove opera con villaggi, una catena alberghiera, marchi storici di tour operator come Francorosso, Bravo, Eden Viaggi, Turisanda, e la compagnia aerea Neos.
Per stare al passo con una domanda turistica in continuo cambiamento Alpitour si presenta più attenta alla sostenibilità e alla tematiche Esg e rinnova il brand sostituendo l’icona del gabbiano col simbolo dell’infinito, da promuovere con una campagna pubblicitaria per comunicare “la passione infinita per il viaggio e l’amore per il pianeta”.
Riguardo poi alle mete degli italiani per il prossimo anno “registriamo – ha chiarito Burgio in conferenza stampa a Milano – una domanda crescente verso mete che gli italiani sceglievano 5/6 anni fa. Maldive, Repubblica Dominicana, Kenya e Madagascar. Per l’estate poi con l’inflazione ci aspettiamo uno scivolamento verso destinazioni competitive in termini di prezzo come l’Egitto, già molto gettonato, ma anche in ripresa come la Tunisia”.