giovedì, 19 Dicembre 2024

Dov’è finito il turismo russo? Vamonos Vacanze traccia un bilancio

Vamonos Vacanze traccia un bilancio del turismo dalla Russia. “Il settore dei viaggi – già fortemente compromesso da 2 anni di pandemia da Covid 19 – subisce ora un altro duro colpo proprio a causa delle sanzioni europee comminate alla Russia per l’aggressione all’Ucraina”, spiegano gli analisti della piattaforma. Secondo i dati raccolti da Vamonos-Vacanze.it, prima della crisi pandemica, nel 2019, il turismo russo generava in Italia 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze, producendo un volume d’affari di 2,5 miliardi di euro. Un danno notevole che colpisce prevalentemente gli alberghi a 5 stelle e l’indotto del luxury travel, soprattutto nelle località tanto amate dai russi come la Sardegna o come Forte dei Marmi, dove oggi —con molti meno russi— vi è chi ricorda l’era degli Agnelli, degli Orlando, dei Rizzoli. Mete che rimangono d’élite ma più sobrie. Certo questa crisi non tocca operatori come Vamonos-Vacanze.it, che anzi quest’anno ha triplicato le vendite contribuendo a compensare —per località come le nostre Isole— la perdita russa.
“Ma è difficile fare paragoni, perché il fenomeno russo era ormai arrivato a 40 anni di maturazione, a partire dagli Anni Ottanta passando per i magnifici Anni Novanta. Proprio nel 1991, rispetto ai 5 anni precedenti, il turismo da parte di quella che allora era l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, si era quintuplicato, sfiorando l’1,3 milioni di presenze a pari merito con i giapponesi, che all’epoca erano i nostri più grandi fan”, spiega Emma Lenoci, fondatrice di Vamonos-Vacanze.it.
Chi sono i turisti russi-tipo? Vamonos-Vacanze.it ne traccia un profilo a partire dall’Indagine sul Turismo Internazionale realizzata dalla Banca d’Italia nel 2014. “Il russo-tipo è certamente un big spender, ma non dobbiamo pensare solo a magnati ed oligarchi: il turismo russo è fatto anche da persone medie con un altro tenore di vita che secondo quanto rilevò la Banca d’Italia spendevano mediamente nel nostro Paese ben 170 euro al giorno, il 65% in più rispetto alla spesa media degli altri turisti stranieri che soggiornavano in Italia” sintetizza Emma Lenoci.
Significativo è il fatto che dal 2009 al 2014 i pernottamenti di turisti russi in Italia sono passati da meno di 3 milioni e 600 mila ad 8 milioni e la spesa è salita da 623 milioni ad 1 miliardo e 328 milioni di euro, includendo sia i pacchetti deluxe per i Paperon de’ Paperoni che quelli per le altre fasce di ricchezza. “Ora però —prosegue la fondatrice di Vamonos-Vacanze.it— tutto questo è compromesso”. Il flusso di presenze e di denaro è infatti messo in mora dal conflitto Mosca-Kiev e dal fatto che per i russi è ogni volta oggettivamente più difficile arrivare in Italia.
Tornano al profilo di russo-tipo, scopriamo poi che del nostro Paese i russi amano l’arte, la moda, lo stile ed il cibo, ma anche i vini. A partire dal 2004 la Russia ha iniziato perfino ad ospitare un’edizione locale del Vinitaly, arrivando l’anno successivo ad avere una partecipazione record, con più di 100 aziende che hanno consentito di triplicare i numeri del 2003.
“Ma se la prima crisi ucraina del 2014 non riuscì ad invertire la tendenza ed a frenare il boom dei turisti russi verso lo Stivale – che anzi aumentarono del 3% – rispetto al 2013, oggi le cose hanno preso proprio un’altra piega”, concludono gli analisti di Vamonos-Vacanze.it.

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