Overtourism, rischi anche sulla mobilità?


Digitalizzazione dei sistemi e servizi di mobilità sempre più integrati; promozione e migliore accessibilità dei siti meno noti per una più ampia distribuzione sul territorio dei flussi turistici; valorizzazione della mobilità dolce lungo cammini, ciclovie e ferrovie storiche con proposte di turismo esperienziale, culturale e naturalistico; tutela dei centri storici e delle località di maggior richiamo dall’overtourism, con un approccio alla sostenibilità intesa anche come adesione a principi etici e di legalità.

Sono queste le principali indicazioni emerse dal convegno ‘Mobilità turistica e l’evoluzione del trasporto passeggeri’ organizzato da Economia Pulita a Bologna a cui è intervenuta Barbara Casagrande, segretario generale del Ministero del Turismo.

L’incremento della domanda di trasporto, se non ben governata e soddisfatta, potrebbe addirittura mettere in difficoltà uno dei settori più importanti per l’economia nazionale, in grado di generare, secondo alcune statistiche, fino a 368 miliardi di euro, pari al 18% del PIL (analisi dell’Università Tor Vergata di Roma che include anche l’indotto). Tra le potenziali minacce anche l’overtourism, con i connessi problemi di affollamento e congestione di luoghi pubblici, musei e mezzi di trasporto; centri storici e siti delicati a rischio degrado per il rumore, l’immondizia e la comparsa e diffusione di fenomeni di illegalità. Senza trascurare i possibili danni al patrimonio ambientale e culturale e, non ultimi, i problemi sociali legati all’aumento del costo e al peggioramento della qualità della vita per i residenti.

Ancora oggi chi arriva nel Belpaese lo fa soprattutto via strada e in aereo: secondo l’ultimo monitoraggio pubblicato dalla Banca d’Italia si mantiene prossima al 50% la quota di viaggiatori che hanno utilizzato mezzi su strada, automobili e pullman, a fronte di una quota del 47% di quelli che hanno scelto l’aereo. Rimangono ancora marginali le quote modali della nave (1,7%) e del treno (1,9%). Anche la mobilità turistica interna vede tuttora privilegiare l’opzione stradale: l’automobile resta infatti il mezzo di trasporto più utilizzato, coprendo in assoluto, secondo gli ultimi dati Istat, quasi il 59 % dei viaggi. Si tratta tuttavia di una percentuale in costante diminuzione con la conseguente crescita nell’ultimo triennio dei mezzi di trasporto collettivi (aereo, treno, nave e pullman). Ed è proprio sull’offerta di questi ultimi che – con un’efficace pianificazione e integrazione, anche tariffaria, nuove proposte di itinerari e mete alternative, unite a competitività e affidabilità dei servizi – si può giocare e vincere la partita di una mobilità al passo della domanda.

“A fronte di un costante aumento dei flussi turistici – ha dichiarato Pierluigi Coppola, Professore di pianificazione dei Trasporti al Politecnico di Milano ed esperto della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – emerge la necessità di creare collegamenti tra le porte di accesso del Paese, come porti, aeroporti e stazioni, non solo verso le principali mete turistiche, ma anche verso quelle destinazioni minori, con l’obiettivo di riorganizzare le presenze sul territorio e aiutare le amministrazioni a contrastare il fenomeno dell’overtourism”.

“Nella prospettiva di un turismo sostenibile – ha ricordato Alessio Claroni, Professore di diritto dei Trasporti e del Turismo dell’Università di Trento – articolato sulle tre dimensioni fondamentali, ovvero ambientale, sociale ed economica, la mobilità può rappresentare uno strumento fondamentale per ripensare i flussi in modo più responsabile e attento, accompagnati da politiche che valorizzino i territori e migliorino concretamente la qualità della vita delle comunità ospitanti”.

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