Uber, Consulta boccia obblighi: cosa cambia per adv, TO e hotel
05 Novembre 2025, 11:30
La Corte Costituzionale dà ragione alla Regione Calabria che si è sollevata contro lo Stato in difesa degli Ncc (il servizio di noleggio dell’auto con conducente esercitato in larga parte dalla piattaforma internazionale Uber) eccependo la competenza regionale in materia di “trasporto pubblico locale”. Cadono così tutta una serie di limiti imposti a questo servizio da un decreto interministeriale firmato lo scorso anno dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Fra queste l’impossibilità per alberghi, agenzie di viaggio o tour operator di assicurare ai propri clienti servizi di trasporto Ncc. Rimosso anche l’obbligo degli Ncc di utilizzare esclusivamente l’applicazione informatica ministeriale, in quanto “le attività di controllo possono essere garantite attraverso soluzioni” private “alternative più rispettose della libertà di iniziativa economica privata e coerenti con il principio di neutralità tecnologica”.
“Sugli Ncc la Regione Calabria vince ancora in Corte Costituzionale e si intesta una sacrosanta battaglia liberale” esulta su un social il neo rieletto presidente della regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia, Roberto Occhiuto.
“L’Italia ha scelto il progresso. Ora una riforma per un trasporto pubblico privato insieme a Ncc e Taxi innovativo e moderno” afferma Davide Archetti, General Manager per l’Europa Meridionale della multinazionale Uber.
Salvini non commenta la decisione della Corte Costituzonale, ma ribadisce la sua “determinazione” a impegnarsi con Ncc e Taxi “a migliorare il servizio e le condizioni di lavoro, contrastando illegalità e abusi”.
“Le limitazioni contestate dalle Consulta sono lesive degli interessi non solo della categoria degli Ncc ma soprattutto degli utenti e dei consumatori. Restrizioni che favorivano unicamente i taxi penalizzando in modo diretto gli utenti, attraverso una riduzione del servizio di trasporto pubblico non di linea” afferma il Codacons.
“Il ministro Salvini deve dimettersi, dato che ha tentato di aggirare una precedente sentenza della Consulta, limitando alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione,” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.