Sta per aprirsi una nuova battaglia commerciale sulla tassa di CO2 per i voli aerei fra Unione europea da una parte e India, Cina e Usa dall'altra. La Commissione Ue ha lanciato la sua proposta di attuare dal 1 gennaio 2014 la normativa che include il settore dell'aviazione nel mercato europeo delle emissioni (Ets), ma questa volta coprendo solo lo spazio di volo nei cieli dei 28 Stati membri più Islanda, Norvegia e Liechtenstein. Immediata la reazione dell'India, che ha accusato l'Unione europea di essere "in totale conflitto" con quanto appena deciso dall'ultima assemblea dell'Icao, che ha stabilito una road map per un accordo globale per la riduzione delle emissioni del settore, in vigore nel 2020.
Ma Bruxelles punta i piedi e ribadisce il diritto di regolare il proprio spazio aereo fino a quella data. Secondo il commissario europeo al clima, Connie Hedegaard, l'Ue ha mostrato ai partner internazionali il suo "spirito costruttivo" congelando per un anno la sua tassa sulla CO2 proprio per favorire un'intesa in sede Icao. Ora però all'Europa serve una soluzione temporanea fino al 2020, di qui la nuova proposta.
Una soluzione che secondo Bruxelles non comporterà danni per il turismo in Europa. Stando alla valutazione della Commissione Ue "è improbabile" che un aumento del costo anche a 30 euro per tonnellata di CO2 "abbia un impatto significativo sulla domanda del turismo internazionale, che dipende molto di più dalla situazione economica generale e dal potere d'acquisto che dai costi del carburante". In più Bruxelles può contare sulla sentenza della Corte di giustizia europea, che a dicembre del 2011 ha definito "valida" la normativa europea sulla tassazione della CO2 dell'aviazione, respingendo il ricorso presentato da vettori Usa che l'avevano bollata invece come "discriminatoria".
Ma prima di essere approvata, la proposta dovrà passare dalle mani di Consiglio Ue ed Europarlamento.