Il Codice Identificativo Nazionale è entrato in vigore il 2 settembre e obbliga tutte le strutture ricettive a dotarsi di questa “targa” in 18 caratteri, con lo scopo dichiarato di far emergere l’abusivismo ed evitare che turisti e soggiornanti finiscano in strutture irregolari. C’è un settore, però, che il CIN potrà evitarlo grazie ad una specifica esenzione: quello dell’ospitalità religiosa. Ma a una condizione. Ce la spiega Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana.
“Siamo intervenuti sul ministero – dice Rocchi – sottolineando la presenza di tante strutture che ospitano senza applicare tariffe, chiedendo quindi di evitare questo passaggio burocratico a chi fa dell’accoglienza una missione, non una professione. Il ministero ci ha risposto deliberando l’esenzione dal CIN per quelle strutture religiose che ospitano gratuitamente, pur potendo accettare libere donazioni all’ente gestore, ma non come corrispettivo del servizio usufruito. Il Ministero ha pubblicato la decisione anche tra le FAQ sul loro sito, nel settore dedicato alla nuova Banca Dati delle Strutture Ricettive. Il consiglio che diamo ai gestori è quello di aggiungere l’indicazione ‘esente CIN’, in modo che ospiti e autorità possano essere consapevoli della regolarità dell’ospitalità, pur in assenza del CIN.
Ma quante sono le strutture che possono godere di questa esenzione?
“Non essendoci un database nazionale – osserva Rocchi – le nostre stime indicano oltre 3.000 strutture in tutta Italia, che operano nell’ospitalità religiosa o non-profit con circa 200.000 posti letto. Possiamo quindi dire che a regime saranno circa un migliaio quelle che potranno usufruire dell’esenzione”.
L’esenzione vale anche per le strutture laiche, ad esempio a quelle lungo i Cammini, ovviamente a condizione che offrano ospitalità gratuita, pur accettando donazioni liberali all’ente gestore.