Cosa succederà, o meglio, potrebbe succedere tra quest’anno e il 2027 al turismo italiano? Raffaele Rio, presidente dell’Istituto Demoskopika, fa una previsione in un’intervista con l’ANSA.
“In assenza di una programmazione incisiva da parte del Governo centrale e delle Regioni – spiega – il rischio è che fino al 2027 si possa generare un andamento piatto per cui ogni anno ci sarà un balletto per vedere se supera o non supera (di poco) il boom del 2019, mentre un progetto strategico più consapevole potrebbe generare un 2027 ben al di sopra del 2019 sia in valori assoluti che percentuali.
Farò anche numeri precisi: la convinta e misurabile adozione nel tempo di una pianificazione integrata prima e di una successiva e coerente programmazione dopo, potrebbe alimentare uno scenario dinamico in cui le previsioni segnerebbero questa volta una linea di tendenza “rialzista” negli anni che potrebbe spingere il “sistema Italia” a superare la soglia, nel 2027, dei 141 milioni di arrivi e delle 480 milioni di presenze con una crescita rispetto al 2019 rispettivamente pari al 7,5% e al 10,7%”.
Il rilancio del settore, quindi, passa necessariamente da una visione strategica che al momento secondo Rio è debole. “Se si vuole fronteggiare efficacemente la programmazione turistica, la politica – dice – deve avere il coraggio di fare scelte precise, maggiormente consapevoli e meno generaliste. Analizzando le misure e gli interventi negli anni, si ha la sensazione che manchi una visione d’insieme. Il turismo italiano necessita, oltre che di ossigeno per rialzarsi, anche di un’offerta territoriale integrata, di innovativi prodotti legati ai comportamenti di consumo turistico dei mercati (italiano ed estero). Dalla governance teorica dei sistemi turistici, tanto decantata nei documenti strategici quanto sfuggente nelle fasi attuative della programmazione, si fa fatica a passare a una dinamica incentrata a valorizzare la tendenza del mercato, gli orientamenti e le visioni della molteplicità dei soggetti attivi nello sviluppo e nella promozione del turismo italiano”. Rio fa
varie proposte tra cui ci sono l’ascolto del mercato (“dato che il turismo come lo abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa è probabilmente,
se non definitivamente, in letargo”), l’importanza della reputazione, ridurre la frammentazione delle competenze, favorire una cultura del dato con un’unica cabina di regia e sfruttare al massimo l’Enit (“altrimenti meglio chiuderla”).
Infine due punti a cui Rio tiene molto. Per prima cosa la sovranità turistica, ovvero – come spiega il presidente di Demoskopika – convincere la quota degli “esterofili”, cioè degli italiani che annualmente scelgono di trascorrere le vacanze fuori dai confini del Belpaese, a rivedere in chiave “nazionalista” la loro scelta vacanziera. Ogni anno mediamente oltre 18 milioni di italiani scelgono una destinazione estera per trascorrere le loro vacanze generando ben 158,4 milioni di pernottamenti e una spesa turistica di quasi 15 miliardi di euro. Cosa accadrebbe se una quota di questi italiani optasse per una destinazione turistica nel Belpaese? Si produrrebbero circa 9 milioni di arrivi, oltre 31 milioni di presenze e un vantaggio per il sistema turistico nazionale pari a quasi 3 miliardi di euro all’anno”.