Terme sempre più giovani, ‘tecnologiche' e legate al concetto di vacanze del benessere a 360 gradi. Così stanno cambiando le aziende termali italiane e per questo motivo anche comunicazione e assetto normativo di settore puntano ad 'aggiornarsi'. E' quanto è emerso dal convegno "Comunicare le Thermae: Media, Scienza e Società per una corretta e responsabile informazione" che si è svolto a Riolo Terme, promosso dall'Università di Milano e col patrocinio di Federterme e Federazione mondiale del Termalismo.
In Italia, secondo gli ultimi dati di Federterme, sono 378 le aziende termali, dislocate nelle 20 regioni, con un fatturato annuo (per il Rapporto Mercury 2011) di 3,5 miliardi di euro, di cui 800 milioni solo per le prestazioni sanitarie, con oltre 65 mila addetti.
Il settore è regolato dalla legge n.323 del 2000 che a oltre dieci anni di distanza non è stata ancora applicata in tutte le sue parti e oggi va in ogni caso aggiornata per rispondere a un contesto profondamente cambiato. E infatti proprio in questi giorni sarà depositato in Parlamento il testo definitivo per il riordino del settore. Massimo Vannucci, deputato del Pd e primo firmatario della proposta di legge di modifiche alla 323/2000, è ottimista sul fatto che possa diventare legge entro il 2012. Le modifiche puntano soprattutto "a creare una gestione unitaria del comparto delle terme".
Il rapporto delle terme col mondo del turismo è abbastanza stretto. In Italia la voce "benessere" sugli arrivi nelle stazioni termali nel 2010 è stato pari a un terzo del totale arrivi (Rapporto Mercury). Secondo dati Unioncamere-Isnart, le vacanze benessere degli italiani sono state lo scorso anno circa 1,8 milioni. Turisti sempre più attenti anche al 'passaparola digitale'. L'ultima indagine dell'Osservatorio Nazionale del Turismo ha evidenziato che 4 turisti su 10 hanno utilizzato internet per prenotare il soggiorno alle terme.
