Come è possibile che il nostro Paese, che occupa il primo posto nell'immaginario e nei desiderata delle vacanze dei turisti stranieri, scenda sorprendentemente al quinto posto al momento della prenotazione del viaggio? Quali sono i fattori strutturali e gli errori, strategici e di comunicazione, che producono questa inaccettabile perdita di competitività?
Le cause sono molteplici, ma l'attenta analisi del settore svolta da ThinkTel ha individuato quattro nodi principali, alla cui soluzione l'ICT, cioè Information Communication Technology, potrebbe dare un rilevante contributo.
In primis, l'offerta alberghiera è eccessivamente frammentata e storicamente caratterizzata da piccole strutture prevalentemente a gestione familiare. La dimensione media di un albergo italiano è di circa 60 posti letto, 30 in meno di Spagna e Francia, 15 in meno della Grecia, così come la penetrazione delle catene alberghiere ci colloca all'ultimo posto tra tutti i principali Paesi europei. Ciò comporta la carenza di una visione strategica di lungo periodo, di competenze di marketing e promozione idonee per far fronte alla competizione internazionale, nonché di investimenti ingenti in innovazione e qualità.
In secundis, le infrastrutture di trasporto sono insufficienti. L'Italia ha un punteggio di 3,5 su una scala da 1 a 10 quanto a dotazione infrastrutturale, contro il 4,75 della Francia o il 7,96 del Regno Unito. Ciò viene ulteriormente aggravato dalla difficile accessibilità ai voli dei vettori low cost (il
cui ruolo è sempre più importante all'interno del comparto) che, fatta eccezione per i poli di Milano e Roma, resta del tutto inadeguata rispetto alle potenzialità di sviluppo della domanda.
In tertiis, il rapporto qualità/prezzo è scarsamente competitivo. L'Italia ha un forte potenziale di attrazione a livello internazionale, grazie a una cucina e uno stile di vita ammirati in tutto il mondo, una godibilità turistica di 365 giorni l'anno, capace di soddisfare, quindi, tutti le possibili richieste, dall'arte allo sport, dalla natura all'enogastronomia e al benessere.
Ciò nonostante, la carente formazione e la professionalità degli operatori rende l'offerta meno appetibile rispetto a quella di alcuni Paesi concorrenti come la Francia, sul fronte dell'arte e dell'enogastronomia, o la Spagna e la Grecia, nel settore del turismo balneare, senza voler considerare l'area del Mar Rosso e dell'Africa Mediterranea, che hanno un forte vantaggio di prezzo ed ora, avendo acquisito cognizione delle loro potenzialità turistiche, stanno rapidamente guadagnando terreno.
Ergo, la politica di gestione e di promozione del turismo non unitaria a livello nazionale, ed aggiungerei anche a livello europeo. La pletorizzazione del processo di definizione delle strategie e di promozione a livello di singole regioni e province, la mancanza di una reale politica di promozione unitaria, di cui sono clamorosi esempi l'assenza di un logo Italia e il recente fallimento del portale del turismo, oltre che la paventata soppressione dell'Enit, sono alcune delle cause strutturali del ritardo italiano, rispetto alle quali si è assistito, finora, solo ad un susseguirsi di promesse rimaste prive di risultati concreti, da un governo all'altro.
Ma quale ruolo hanno le tecnologie informatiche nel turismo?
Le tecnologie informatiche hanno un formidabile potenziale di abilitazione e realmente contribuiscono alla costruzione di una immagine unitaria: i portali, le tecnologie basate sulla posizione (LBS – Location Based Systems), la creazione di community, sono tutti strumenti che possono migliorare l'immagine, l'offerta e la competitività. Ma fino a quando verrà a mancare un disegno strategico unitario, si potrà veramente fare poco per risollevare la situazione.
Il turismo è un comparto estremamente pervasivo: non sono solo gli operatori professionali che ne fanno parte, ma tutti noi, con le nostre abitudini, i nostri costumi, il nostro modo di trattare la cosa pubblica, contribuiamo a migliorare l'immagine e il brand Italia. Fino a quando questo non verrà comunicato e non permeerà la cultura e il vissuto del nostro Paese, il turismo in Italia rimarrà la Cenerentola all'interno della sua economia. Una Cenerentola che, però, ben vale il 10% del pil nazionale.