venerdì, 26 Aprile 2024

Omicron e la mazzata sugli agriturismi, si spera nell’estate e negli stranieri

Dopo i segnali di ripresa registrati lo scorso anno, gli agriturismi siciliani stanno attraversando di nuovo un periodo difficile dovuto all’escalation di contagi dovuti alla variante Omicron insieme alle limitazioni dettate dal Super green pass. Ecco perché, secondo il sito allfoodsicily.it, molte aziende agrituristiche dell’isola hanno deciso di abbassare le saracinesche in attesa di tempi migliori, con la speranza di un allentamento delle restrizioni e della fine dello stato emergenziale e magari anche del ritorno degli stranieri per la prossima estate.

Intanto, le associazioni di categoria sono in prima linea per sensibilizzare le istituzioni al fine di fare affluire al settore aiuti più sostanziosi rispetto ai pochi ristori finora ricevuti e creare le condizioni soprattutto per le strutture del settore di portare avanti una rivoluzione energetica, rispettosa dell’ambiente, in perfetta linea con la filosofia degli agriturismi.

Nel 2019 ammontava a quota 769 il numero di aziende agrituristiche presenti in Sicilia: 519, ovvero il 67,5% si trova in una zona collinare, uno su cinque in montagna (164, pari al 21,3%) e il restante 11,2% in pianura (86).

Il 94% offre anche alloggio (724, +3,9% sul 2018), per un totale di 12.143 posti letto.

Oltre alla possibilità di alloggio, i due terzi delle aziende agrituristiche isolane prevedono anche attività di ristorazione (488), per un totale di 24.545 posti a sedere (in media 50 posti a sedere per ogni agriturismo). Mentre ammontano a 408 gli agriturismi siciliani che all’alloggio accostano anche attività di degustazione.
Sono, invece, 687 le aziende agrituristiche siciliane che, oltre all’alloggio, permettono di svolgere altre attività: in particolare, escursionismo (489), sport (480), equitazione (227), osservazioni naturalistiche (138), trekking (81); tra queste vi sono anche 105 agriturismi con fattorie didattiche.

Infine, quasi due aziende agrituristiche siciliane su cinque sono gestite da donne (294, pari al 38,2% del totale).

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