Mettere in liquidazione la concessionaria dello Stato Stretto di Messina Spa e liberare risorse per 8,5 miliardi di euro da destinare allo sviluppo del Mezzogiorno. E' la richiesta contenuta nella lettera aperta al premier Mario Monti firmata dalle associazioni ambientaliste Fai, Italia Nostra Legambiente, Man e Wwf in cui si chiede tra l'altro di porre fine alla vicenda che ha fatto spendere 300 milioni di euro per progettazioni inutili. "Lo Stato – si legge nella missiva – non può rimanere inerte di fronte all'offensiva in atto da parte di Eurolink Spa, il general contractor, capeggiato da Impregilo, a cui era stata affidata la progettazione definitiva ed esecutiva del ponte e la sua realizzazione. D'altra parte è cosa nota da tempo – rilevano le associazioni ambientaliste – che si trattava di un progetto insostenibile dal punto di vista economico-finanziario, tecnico e ambientale: un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza, che avrebbe dovuto essere costruito in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo e di maggior pregio naturalistico e paesaggistico d'Europa. Che senso ha mai avuto – conclude la lettera – fare il ponte sullo Stretto, quando in Sicilia mancano ferrovie decenti, la Salerno-Reggio Calabria è un cantiere eterno, le infrastrutture al Sud sono quelle di 150 anni fa?"