L’anno scorso in Sicilia sono arrivati 15 milioni di turisti, ma concentrati tra aprile e ottobre. È la fotografia del turismo siciliano scattata da Confindustria Sicilia – e diffusa dal Giornale di Sicilia – che mette in evidenza tutte le criticità del settore.
Se, infatti, è vero che incassi e visitatori dei beni culturali nel 2017 sono cresciuti rispetto all’anno precedente, su 15 milioni di turisti giunti nell’Isola, i paganti in musei e aree archeologiche lo scorso anno sono stati solo 2 milioni e 898 mila, con un rapporto di uno a cinque.
La macchina dei beni culturali è in difficoltà, fa notare Sicindustria, lo dicono i numeri. Solo tre strutture si reggono coi ricavati dei biglietti e sono l’area archeologica di Giardini Naxos (che comprende il teatro Greco di Taormina e Isola Bella), l’area archeologica della Valle dei Templi, e quella di Selinunte. Poi è il disastro.
Ben 54 siti regionali sono gratuiti, a fronte di migliaia di custodi impegnati. In 32 musei il biglietto costa meno di 4 euro, nulla in confronto con gli Uffizi di Firenze, per esempio, dove si pagano 16,50 euro (21 con la promozione saltalafila) e i Musei Vaticani 16 euro (20 col saltalafila).