La scultura della dea Atena, direttamente dal Museo dell’Acropoli di Atene, arriva in Sicilia dove resterà in mostra per quattro anni al Museo archeologico regionale Antonino Salinas di Palermo. L’arrivo a Palermo della statua è stato possibile a seguito dell’accordo, voluto dall’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà e siglato fra i due musei ai sensi della legge italiana, in base al quale la Sicilia ha concesso al Museo dell’Acropoli (per quattro anni, rinnovabili per un uguale periodo) il frammento del fregio del Partenone appartenuto al console inglese Robert Fagan e che, dopo essere stato venduto nel 1820, era custodito al museo Salinas. Un gesto, con il quale la Sicilia ha voluto dare il proprio fattivo contributo al dibattito internazionale sul tema del ritorno in Grecia dei reperti del Partenone.
Il trasferimento a Palermo della scultura che raffigura la dea Atena, inoltre, fa segnare un primato: è, infatti, la prima volta che dal celebre Museo dell’Acropoli arriva in Sicilia, per un’esposizione di lungo periodo, una testimonianza originale della storia ateniese. Grazie all’accordo, i due musei, ma più in generale, la Sicilia e la Grecia, avviano un percorso di collaborazione nel nome della cultura, grazie al quale saranno organizzate in partnership mostre, iniziative culturali e attività di ricerca. Ed è particolarmente significativo che il momento ufficiale di presentazione della statua sia avvenuto il 9 febbraio, in cui si celebra la Giornata mondiale della Lingua e della Cultura Greca. Alla scadenza di questo periodo di quattro anni, dal Museo dell’Acropoli arriverà a Palermo un’anfora geometrica degli inizi dell’VIII secolo a.C.
E lo scambio di reperti tra Palermo e Atene è stato l’occasione per la ministra greca della Cultura, Lina Mendoni, di mandare un messaggio esplicito al British Museum di Londra: “la riunificazione delle sculture del Partenone rappresenta un obbligo morale per tutta l’Europa”. “Le sculture che si trovano al British Museum sono state sottratte – ha aggiunto – e la Grecia è legalmente obbligata e moralmente legittimata a pretendere e a richiedere, con ogni mezzo legale opportuno, il loro ritorno definitivo, permanente e irrevocabile in patria. Lo stesso monumento mutilato esige il ritorno delle sue componenti per riappropriarsi della sua indivisibile entità fisica, estetica e semantica”.