martedì, 5 Novembre 2024

Ars, Commissione cultura vota contro la Carta di Catania

Sulla Carta di Catania la maggioranza va sotto in commissione Cultura all’Ars. Il documento che permette ai musei di concedere anche ai privati i reperti custoditi nei propri depositi è stato affondato con una mozione dell’opposizione. Secondo quanto scrive Repubblica Palermo, il documento – approvato con 6 voti favorevoli e 3 contrari – impegna l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà a revocare il provvedimento. La proposta ha ottenuto i voti favorevoli di Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Claudio Fava e del presidente della commissione, il renziano Luca Sammartino.

“Per più di due ore – dice il dem Nello Dipasquale – abbiamo provato a far capire all’assessore che, se non voleva revocare la Carta, poteva sospenderla, in modo che la commissione potesse far partire un confronto che invece non c’è stato. Il documento ha diverse controindicazioni: su tutte l’assenza di regolamentazione nel rapporto con i privati”. Samonà non è obbligato a revocare la Carta, ma la presa di posizione della commissione ha una forte valenza politica.

Sulla Carta di Catania, d’altro canto, la polemica è fitta da tempo. “Dopo aver dichiarato il fallimento dell’amministrazione regionale dei beni culturali nell’espletamento dei compiti costituzionali di conservazione, studio e valorizzazione del patrimonio culturale conservato nei musei siciliani – accusa Italia Nostra – la giunta regionale ha messo in moto un piano di dismissione dei beni culturali, la cosiddetta Carta di Catania, in favore dei privati, considerati come i soggetti più adeguati ad assicurarne la ‘messa a valore’”.

“Questo strumento – affermano i deputati 5 stelle Valentina Zafarana, Giovanni Di Caro, Stefania Campo, Ketty Damante e Roberta Schillaci – potrebbe creare danni irreversibili al nostro patrimonio culturale e pertanto va fermato. Lo ribadiamo ancora una volta: la Regione non può abdicare al proprio ruolo istituzionale di tutela, conservazione e valorizzazione dei Beni culturali solo per fare cassa, facendosi sostituire da privati e altri soggetti pubblici”.

“Questi decreti – conclude Fava – sono frutto di un equivoco irricevibile e cioè l’idea che i depositi museali della Regione siano solo polverosi magazzini. Un’immagine che va ribaltata chiedendo alle Sovrintendenze di restituire a quei beni in deposito il destino che meritano: catalogazione, valorizzazione, offerta culturale”.

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