giovedì, 28 Marzo 2024

Museo di Naxos omaggia il pioniere dell’archeologia subacquea

È stato uno dei pionieri dell’archeologia subacquea in Sicilia. Ha scoperto il Relitto delle Colonne al largo di Taormina, poi esplorato dall’archeologo Gerhard Kapitän. È stato un divulgatore del mondo sommerso e, soprattutto, un promotore ante litteram della nascita di una coscienza archeologica fra i primi sub sportivi nella Sicilia degli anni Cinquanta e Sessanta.

Si tratta di Franco Papò, romano (1926-1984), ufficiale dell’Aeronautica Militare italiana, archeologo dilettante che contribuì all’inizio delle esplorazioni dei fondali di Taormina e Naxos. Insieme con gruppi di subacquei di Giardini, Papò recuperò numerosi oggetti che diedero l’avvio alla collezione di reperti sottomarini del Museo di Naxos. A lui, sabato 14 dicembre, alle 10, sarà dedicato uno spazio all’interno della sezione di archeologia subacquea del museo, ospitata nella Torre spagnola.

La cerimonia prevede l’esposizione di un reperto inedito proveniente dai depositi del Museo di Naxos e di un apposito pannello didattico, i cui contenuti scientifici sono stati curati dall’archeologa Maria Costanza Lentini, a lungo direttrice del museo di Naxos. E sarà preceduta da un momento di approfondimento alla presenza della direttrice del Parco Naxos Taormina, l’archeologa Gabriella Tigano, della storica dell’Università di Catania, Maria Concetta Calabrese, della stessa Lentini e di Paolo Emilio Papò, figlio dell’ufficiale aeronautico al quale nel 1983 è stato anche dedicato un premio inserito nell’annuale Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea. Premio che negli anni è stato assegnato, fra gli altri, a due archeologi: la cipriota Honor Frost (1917-2010) e il tedesco Gerhard Kapitän (1924-2011) cui si deve il ritrovamento di numerosi tesori sommersi nelle acque della Sicilia.

“Siamo felici di poter ricordare Franco Papò – spiega la direttrice del Parco, Gabriella Tigano – non solo per il suo contributo materiale, legato al rinvenimento di reperti opportunamente segnalati o consegnati all’allora Soprintendenza di Siracusa, unica sul territorio; ma anche per il valore culturale e morale che Papò ha rappresentato in quegli anni, stimolando fra i sub sportivi e dilettanti non solo siciliani quella coscienza archeologica per cui il reperto archeologico non era un tesoro privato, da trafugare e rivendere. Ma un bene dell’intera comunità, un pezzo della sua storia passata, presente e futura. Che è la ragion d’essere dei musei”.

 

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