lunedì, 23 Dicembre 2024

Dall’Ars via libera a legge su demanio marittimo, ma è scontro su nuove licenze

Via libera dell’Ars alla legge sul demanio marittimo. La norma concede tempo fino alla fine dell’anno per chiedere la proroga automatica delle concessioni. C’è anche un’apertura alla possibilità di nuove licenze in riva al mare, anche in assenza di piani d’uso del demanio marittimo: la regola prevede che i privati possano chiedere nuove concessioni di sei anni.

“L’Aula ha accolto le richieste provenienti dal settore – commenta Giusi Savarino, presidente della IV commissione legislativa Ars -. A causa del Covid, non tutti sono riusciti a presentare le istanze in tempo, con questa norma poniamo rimedio, e inoltre consentiamo ai privati di ottenere nuove concessioni su aree libere, purché in linea con i piani comunali del demanio (Pudm) che sono in via di difenizione”.

Ma il Pd non ci sta: “ci siamo battuti in difesa della libera fruizione del mare e delle spiagge in Sicilia, opponendoci a nuove concessioni per attività balneari che di fatto impedirebbero l’accesso al mare e la possibilità per i bagnanti di godere degli spazi di ‘spiaggia libera’ in ampi tratti di costa della Sicilia – dicono i deputati Antonello Cracolici e Nello Dipasquale -. Nel corso dell’esame del disegno di legge sul Demanio marittimo, abbiamo anche proposto un emendamento che prevedeva che almeno il 60% delle attuali ‘zone di spiaggia libera’ potessero rimanere tali, ma la presidenza lo ha dichiarato inammissibile. Adesso, alla luce delle norme volute dal governo Musumeci e dalla sua maggioranza, si rischia una ‘privatizzazione selvaggia’ del demanio marittimo in Sicilia. Sappiamo bene che le attività legate ai lidi balneari rappresentano un importante volano per l’economia locale – concludono Cracolici e Dipasquale – ma concedere nuove concessioni in aggiunta a quelle già esistenti, destinate ad occupare quella che fino ad oggi è stata ‘spiaggia libera’, significa togliere il diritto ai siciliani e ai turisti che ‘non pagano un biglietto’ di poter godere del nostro mare”.

Critica anche la deputata del M5S all’Ars, Gianina Ciancio: “l’aula ha dato il colpo di grazia al sistema di regole che governa il rilascio delle concessione demaniali marittime. L’assessore Cordaro ha deciso che le concessioni rilasciate dopo il 2005 non debbano più adeguarsi ai piani di utilizzo del demanio marittimo, una follia che rischia di creare nel settore il far west più assoluto in mancanza di regole e paletti precisi”.

Dal canto suo, la deputata di Attiva Sicilia, Valentina Palmeri, pur non condivendo la norma che ritiene incostituzionale, ha presentato degli emendamenti “di buon senso”, volti in qualche modo a migliorare la legge e, in particolare, a tutelare le nostre coste, quale bene comune.

In particolare, gli emendamenti sono diretti a evitare il rilascio delle concessione per i Comuni che non abbiano adottato i rispettivi PUDM (Piani di utilizzo del demanio marittimo) entro i termini di legge o volti ad evitare il rilascio di nuove concessioni nei comuni dove si sia verificata una riduzione superiore al 5 per cento della dimensione della superficie della spiaggia o una rilevante modifica morfologica.

Ha trovato comunque accoglimento un emendamento che modifica la legge regionale 15 del 2005 che prevede l’obbligo per comuni di adottare il piano entro il 30 giugno 2021, pena la nomina dei commissari ad acta con la funzione di esercitare il potere sostitutivo per l’adozione dei suddetti piani. Accolto anche un ordine del giorno che impegna il Governo della Regione “ad accertare in tempi congrui e comunque non oltre un anno dalla approvazione della legge, il fenomeno di erosione che ha colpito le coste siciliane a far data dagli ultimi 10 anni sino ad oggi ed a valutare in quei territori le opportune opere di mitigazione al fine di evitare il rilascio di nuove concessioni demaniali.

“Sono tra i firmatari – chiarisce infine il deputato regionale Carmelo Pullara – insieme ad altri colleghi di un ordine del giorno con cui si impegna il Governo regionale ad addivenire ad una concreta forma di ristoro per le attività di balneazione la cui attività è stata compromessa dallo stato di emergenza sanitaria durante l’ultima stagione estiva”.

 

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