(di Toti Piscopo) Il giorno dopo la Bit, commenti ed apprezzamenti sulla partecipazione della Regione Siciliana si rincorrono sui social, quasi a far da colonna sonora al clima di prudente soddisfazione espressa dagli operatori e a quella ben più ampia diffusa tra i tantissimi visitatori dello stand della Sicilia realizzato su progetto degli architetti Galvano e Cacciatore, dirigenti dell’assessorato regionale al Turismo.
Un team, guidato dall’assessore Manlio Messina e dalla dirigente Lucia Di Fatta, che in questi tre giorni non hanno mancato di ascoltare e comunicare, quasi a sottolineare un cambiamento di passo ed un più ampio coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati che devono concorrere allo sviluppo.
Su programmi e progetti dell’assessore Messina abbiamo riferito anche oggi ma su un aspetto mi vorrei soffermare, un aspetto che costituisce un elemento di novità, anche se non del tutto nuovo, e che è passato in sordina, anzi sul quale si è molto ironizzato nei commenti in libertà espressi sui social. Mi riferisco al “turismo sanitario” di cui ha parlato l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.
Al di là dell’infelice definizione, ritengo che i propositi e l’idea progettuale abbia una sua consistenza solo che non rimanesse isolata ma fosse inserita in un’area contenutisticamente più rilevante. Già qualche anno fa l’assessore Russo aveva parlato di codificare un circuito per i dializzati, proposta rimasta al palo forse per mancanza di sensibilità diffusa che invece ritengo debba essere sollecitata, nell’ambito di un posizionamento strategico della Sicilia turistica che si doti una visione più complessiva e meno settaria di sviluppo turistico.
Penso appunto ad un Polo di “Salute&Benessere” che potrebbe costituire la nuova frontiera di un’offerta turistica più qualificata di fascia medio-alta in cui far convergere le terme di Acireale, Sciacca Termini Imerese, ma anche quelle minori. “Sarebbe una buona occasione – come ha aggiunto Razza – di riconversione di alcune strutture sanitarie puntando su una ricettività di qualità da offrire a chi è più attento alla qualità della vita”.
Tema questo che non dovrebbe escludere il mondo della disabilità, non solo come dovere sociale ma anche come opportunità di sviluppo economico. Diversificare per offrire nuove opportunità ed intercettare nuovi segmenti di mercato avviando una nuova fase che va improntata anche ad azioni di governo per regolare fenomeni socio-economici che devono andare di pari passo ad una cultura d’impresa più illuminata. Sono ormai passaggi obbligati e passi in avanti da fare insieme.