(di Toti Piscopo) Il See Sicily, il claim coniato dall’assessorato regionale al Turismo della nostra Regione per sostenere e rilanciare il settore in piena pandemia continua, nel bene e nel male, a far parlare di sé. Nel bene perché è indubbio che, sin dai suoi esordi, ha dato una scossa positiva al mercato, alimentando oltre che la speranza nella ripresa, anche vecchi e nuovi flussi turistici verso la Sicilia, avviati prima molto timidamente, ma che già in questa stagione hanno superato i dati di affluenza del 2019.
Nel male, perché dopo la vicenda Cannes (vedi news), e più recentemente della revoca in regime di autotutela del finanziamento per la manifestazione “Palermo Sport Tourism Arena”, ha suscitato parecchio scalpore l’invio a 40 strutture ricettive dell’avviso di rescissione del contratto in essere nell’ambito del programma See Sicily. In realtà, dicono dall’Assessorato, si è trattato di un atto dovuto perchè l’avviso è stato inviato solo a quelle strutture che, per motivi diversi,non avevano espletato il contratto, ovvero non avevano fornito alcun pernottamento (vedi news). Al contrario, il 90% degli operatori ha correttamente e prontamente risposto emettendo nota di credito di quanto precedentemente fatturato, così come prevedeva il contratto sottoscritto.
Uno scalpore prevalentemente mediatico che ha alimentato confusione ed allarme tra le imprese di cui si sono fatte interpreti le associazioni di categoria di Assoviaggi Confesercenti Sicilia, Turismo e Nautica di Sicindustria Palermo, Fiavet Confcommercio Sicilia (vedi news) che, a tutela dei propri Associati e non solo, hanno richiesto un incontro urgente ai vertici dell’Assessorato per degli opportuni chiarimenti anche alla luce dell’ormai prossima scadenza al 30 settembre del progetto See Sicily, la cui unanime volontà sembra orientata a non disperdere i benefici effetti acquisiti in questi anni.
Tra questi l’innalzamento degli standard qualitativi della clientela alto spendente ed i tempi di permanenza, grazie anche alla felice intuizione inziale di sviluppare un rapporto sinergico tra pubblico e privato, sempre auspicato ma non sempre attuato, per il conseguimento dell’obiettivo comune di rilanciare la destinazione Sicilia, attraverso le imprese turistiche. Un impegno a favore delle categorie ricettive, delle guide, del trasporto aereo, dei tour operator e delle agenzie di viaggi, naturale interfaccia del consumer. Insomma uno sforzo comune, nonostante l’avvio non facile, attuato in condizioni difficili, da un team dell’Assessorato che, grazie a passione ed impegno personale, ha assolto alla funzione di supplenza rispetto ad un sistema burocratico farraginoso e inadeguato contribuendo a riportare la Sicilia turistica, come settore economico, a un ruolo sempre più nobile e meno Cenerentola.
Tutto ciò potrebbe apparire scontato e ovvio, ma tale non è, e fa male leggere di dichiarazioni estreme o di semplici flop per una esperienza che, al netto di criticità e rimodulazioni, va tutelata, potenziata e rilanciata privilegiando il fare rispetto al dire, specialmente quando il dire è l’eterna riprova che può più la parola della spada e che la vita altro non è che un piccolo mondo di fittizie contrapposizioni che in un attimo il Caso dissolve nel nulla. È bene ricordarlo per il naturale rispetto dovuto agli uomini e donne impegnati in prima linea.