Federalberghi Isole Minori della Sicilia lancia l’allarme: a forte rischio imprese e occupazione del turismo. Adesso serve un cambio di passo da parte del Governo e della Regione per confezionare soluzioni mirate in previsione di una stagione turistica che assume sempre di più i contorni del disastro annunciato.
Il Cura Italia e il DL Liquidità rappresentano un importante impegno da parte del governo per tentare di porre un argine all’emorragia del nostro sistema produttivo ma la sensazione che prevale nella nostra base associativa – commenta Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Minori della Sicilia – è che lo Stato stia dando il tempo alle imprese per indebitarsi e contribuire in modo sostanzioso a pagare i costi di questa crisi. Questa soluzione si rivelerà insostenibile per molte aziende del sud, già molto indebitate e alle prese con rateizzazioni e rottamazioni di tasse, tributi e cartelle.
In attesa che si aprano le maglie dell’Europa, ci ritroviamo con la coperta troppo corta del bilancio di uno Stato fortemente indebitato. A maggior ragione, occorrono soluzioni mirate da mettere in campo in tempi brevissimi. Queste non possono non tenere conto di alcuni fattori. In primis, non tutti i settori economici subiranno lo stesso calo. In secondo luogo, il nord, il centro e il sud dell’Italia al momento dello scoppio di questa crisi non si trovavano certo sulla stessa linea di partenza”.
Senza contare poi che l’87% dei flussi turistici in Sicilia si concentra nel periodo che va da aprile a ottobre e circa l’80% degli occupati sono stagionali. Nelle isole minori il dato supera il 90%. Qui le aziende sopportano costi di gestione più elevati e indubbi svantaggi strutturali e di accessibilità. Far saltare la stagione turistica significa stare fermi un giro e non vedere incassi per ben 18 mesi.
“Dopo i primi decreti in prevalenza “generalisti” – aggiunge Del Bono – adesso bisogna procedere con interventi specifici per settori e aree del paese del tutto eterogenee. Occorre mettere immediatamente in sicurezza i lavoratori stagionali aumentando a 800 euro ed estendendola ai mesi di aprile, maggio e giugno l’indennità di 600 euro in atto prevista nel Cura Italia per il solo mese di marzo. Bisogna prendere atto che in funzione di un calo (50-73%) e di una minore capacità di spesa (basti solo pensare alla perdita del mercato estero che da solo incide per il 50% delle presenze) della domanda turistica, molte strutture ricettive non saranno nelle condizioni di riaprire e quindi di assumere trasformando in occupati quanti al momento sono assistiti dagli ammortizzatori sociali. Questo trend si protrarrà almeno fino alla prima metà del 2021.
In assenza di interventi volti a sgravare le imprese del turismo, per almeno il 2020, del carico fiscale (prioritariamente IMU/TASI e TARI) – aggiunge Del Bono – non sarà possibile gettare le basi per una ripresa duratura del settore. Solo investendo a breve-medio termine sulle imprese si potrà garantire una ripresa sostenibile dell’economia e del mercato del lavoro sul medio-lungo periodo. Infine – conclude Del Bono – una cosa sembra certa, con questo virus per un po di tempo ci dovremo convivere e questo andrà fatto attraverso un piano ben preciso di graduale fuoriuscita dal lockdown che fornisca al più presto indicazioni ben precise. In settori economici come il turismo, che ripartiranno tra gli ultimi nel paese, i rischi, le prescrizioni e i costi potrebbero superare abbondantemente i ricavi di una stagione turistica all’insegna degli impatti negativi da Covid-19”.