sabato, 20 Aprile 2024

Cefalù, dopo serrata pronti 70 licenziamenti in hotel

Il sindaco replica: modo di operare irragionevole. E alla protesta si uniscono anche i ristoratori

Non si placa l'eco della serrata degli albergatori di Cefalù che la settimana scorsa hanno deciso di chiudere le loro strutture. Nell'ultimo anno, infatti, hanno dovuto far fronte alla perdita di circa 21mila presenze a causa della crisi e contestualmente all'aumento sproporzionato delle imposte comunali. La conseguenza è l'invio di 70 lettere di licenziamento con effetto immediato, (che oggi rappresentano il 100% dell'occupazione nel comparto); a rischio sono anche gli 800 stagionali previsti per il 2013.
E alla protesta si sono aggiunti anche i ristoratori cefaludesi che, all'unanimità, hanno deciso di abbracciare la causa degli albergatori, che dalla scorsa settimana hanno intrapreso la serrata, con la chiusura volontaria e tempestiva delle loro attività. I ristoratori vogliono sensibilizzare non solo l'amministrazione locale ma anche quella centrale, per riportare alla loro attenzione che "esistono" anche le piccole e medie imprese, su cui l'economia italiana si è sempre fondata".
"Non abbiamo avuto nessuna apertura da parte dell'amministrazione comunale – dice Francesca Cacciola de Le Calette – chiediamo di essere capiti e se ciò non accadrà andremo avanti con la nostra protesta".     
"Oggi non siamo più in grado di pagare le imposte che ci stanno mettendo in ginocchio" sottolinea Arcangelo Scialabba de La Giara. 
"Saremo costretti a dover scegliere se pagare i dipendenti o le tasse", sostiene Rosanna De Gaetani del Costa Verde. "Non é una protesta ma solo un fatto amaramente dovuto".
Sulla vicenda è intervenuto nuovamente il sindaco Rosario Lapunzina: "A fronte della disponibilità più volte enunciata in questi giorni di dialogare con la categoria, mi dispiace apprendere di questa escalation che riguarda i lavoratori dipendenti, che verrebbero privati della occupazione. Credo che non sia un modo ragionevole di procedere – aggiunge – perché ho già spiegato che il Comune ha le mani legate e se non evitiamo il dissesto tutte  le aliquote andranno al massimo per cinque anni, con gravi ripercussioni per  il settore produttivo stesso, ma specialmente per le fasce deboli di questa città".

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