La crisi causata dal Covid-19 si è manifestata proprio in uno dei momenti di maggiore attenzione critica per il movimento vacanziero, quando si era in piena discussione sull’overtourism in alcune grandi città e anche di alcune località come quelle balneari, sugli effetti nefasti delle crociere sull’ambiente di alcune destinazioni, sulla necessità di diluire i flussi in più spazi e luoghi, sulla necessità di volgere il turismo all’esperienzalità, sulla necessità di preservare i valori delle identità locali. Inizia così il Rapporto sul turismo in Sicilia – anno 2020, consultabile online sul sito dell’assessorato regionale al turismo (vedi link) che è divisa in due parti: la prima analizza la situazione del movimento turistico in Sicilia al momento dell’avvento della pandemia, considerando l’arco temporale dell’ultima decina di anni dal
2008 al 2018 ed al 2019; mentre la seconda parte contiene la stima degli effetti del covid-19 supponendo alcune condizioni ceteris paribus
considerando prima le trenta principali destinazioni della regione e poi l’andamento delle singole province.
All’inzio del 2020 la Sicilia turistica stava vivendo un periodo di lenta ripresa iniziato nel 2017 dopo aver raggiunto un punto di minimo relativo nel 2016 con 13,7 milioni di presenze, un numero minore di quello del 2008 che fu di 13,9 milioni di presenze. L’andamento complessivo è il risultato dell’andamento positivo delle presenze dei clienti dall’estero, in tendenziale aumento dal 2010, e dell’andamento più critico della componente domestica in tendenziale diminuzione nello stesso periodo.
Nell’anno 2019 rispetto all’anno precedente si è verificato il contrario, le presenze estere sono diminuite di poche unità, circa 45mila, ad un tasso del -0,6%, e quelle domestiche sono aumentate di poche unità, circa 68 mila, ad un tasso dello 0,9%.
La Pandemia è arrivata in un momento che potremmo dire non negativo. Per gli ultimi anni 2018 e 2019 si potrebbe parlare di sostanziale tenuta del mercato, leggermente tendente al positivo. Come è noto la netta prevalenza del turismo locale si svolge sulle coste ed è particolarmente intenso in quattro province – Messina, Palermo, Trapani, Catania – che da sole raccolgono i tre quarti, il 74,0%, del movimento complessivo della regione in termini di pernottamenti, il 78,6% del movimento degli stranieri ed il 69,3% di quello dei residenti. La provincia pivot è quella di Messina che, con 3,470 milioni di pernottamenti, raccoglie quasi un quarto, il 23,0%, delle presenze dell’isola, seguita da quella di Palermo con il 21,9% e da quella di Trapani con il 15%. La quota più piccola, pari all’1,1% del totale regionale, è raccolta dalla piccola provincia di Enna. Il peso del turismo degli stranieri è assai diverso da provincia a provincia andando dal 63,2% di quella di Messina al 13% di quella di Enna. Ma con lo scoppio della pandemia cambia tutto
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