Claudio Ricci, consigliere regionale di minoranza, è contrario ad una tassa di soggiorno regionale. “Sarebbe – spiega – l’errore più grave per l’immagine e per i prodotti turistici dell’Umbria. Chi conosce l’operatività di imprese ricettive, ristorative, commerciali e nel quadro dei servizi turistici – commenta – può verificare che bastano pochi euro per far modificare le decisioni e perdere i clienti nelle località. Questo accade a causa dell’utilizzo di internet nel 65% dei casi, per la scelta della prenotazione da parte di clienti individuali o famiglie/piccoli gruppi, nonché le modalità di decisione dei grandi TO.
Un luogo come l’Umbria – aggiunge Ricci – legato al turismo come accoglienza e passaporto di pace nonché incontro fra i popoli, deve evitare la tassa di soggiorno proprio per farne una leva di aggiuntiva di marketing e vantaggio competitivo rispetto alle destinazioni concorrenti, quale valore aggiunto percepito di accoglienza. Sul piano amministrativo – conclude – la tassa di soggiorno regionale non è possibile in quanto strettamente legata alle competenze amministrative e alle scelte di ciascun comune che, dovrebbe, se decide di mettere la tassa di soggiorno, dotarsi di un piano turistico per l’utilizzo delle risorse che sia condiviso con le categorie socio culturali e turistico economiche, evitando di destinare i proventi, della tassa di soggiorno, ad altri scopi amministrativi”.
Per questo motivo, Ricci ha annunciato la presentazione di una propria interrogazione all’Assemblea legislativa di Palazzo Cesaroni per “contrastare l’idea che emerge da alcuni ambienti culturali umbri”.