venerdì, 22 Novembre 2024

A Venezia il turismo non conosce crisi e cresce l’occupazione

A Venezia il turismo continua ad essere in crescita; un’industria con un fatturato valutato tra 1,5 e i 2 miliardi di euro (in incremento da circa un triennio) e nella quale lavorano ogni giorno 20 mila persone, la metà delle quali solo nella città storica associati all’Ava. E gli addetti continuano ad aumentare del 5-6% ogni anno. Ma si tratta del turismo residente, quello che dorme negli hotel e negli affittacamere, non dei visitatori ‘mordi e fuggi’.

Il vice direttore dell’Associazione veneziana albergatori, Daniele Minotto, ha spiegato che sono molto richiesti addetti alla reception, camerieri, cuochi e personale di cucina a tutti i livelli, e operatori per le pulizie; si tratta di una realtà economica che sta trasformando definitivamente Venezia, con l’apertura costante di nuovi hotel in palazzi un tempo residenziali o destinati ad ospitare uffici pubblici e privati. E se prima della crisi, erano soprattutto gli stranieri a libro paga degli hotel veneziani, ora sono italiani tre occupati su quattro.

Minotto, responsabile dei corsi di formazione dell’Ava ha raccontato che: “ci sono 1200 studenti all’anno, ben 14 mila negli ultimi dieci, tra disoccupati e inoccupati che intendono imparare un nuovo mestiere, neo diplomati, ma anche dipendenti degli alberghi che seguono corsi di aggiornamento, sia per imparare le ultime tecniche di cucina che regole del bon ton nella relazione con ospiti che vengono da Paesi dove le abitudini sono completamente diverse dalle nostre. L’Ava organizza corsi di varia natura: da quelli di base di 150-200 ore di italiano o con le nozioni per lavorare come cameriere o in cucina, a quelli di 600 ore per formare le figure di più alto livello, addette ai rapporti con la clientela e alla gestione. Poi ci sono i corsi di aggiornamento per i dipendenti: più di 4 mila sinora. Le nostre statistiche – ha aggiunto Minotto – dicono che l’85% di chi si forma da noi per le qualifiche più alte trova un contratto di lavoro, magari inizialmente a tempo determinato, poi trasformato in definitivo. Il 70% dei camerieri viene stabilizzato”.

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