“Il 20 settembre l’assemblea ordinaria dei soci di Sea, la società che gestisce gli aeroporti lombardi, ha deliberato la distribuzione agli azionisti di riserve per un ammontare di 124,6 milioni di euro. Solo pochi mesi prima, durante l’assemblea di approvazione del bilancio, la stessa concessionaria aveva remunerato i suoi soci con altri 98,8 milioni: i dividendi distribuiti quest’anno da Sea, dunque, raggiungono in tutto la cospicua somma di 223,4 milioni. Come è possibile che un monopolio regolato dallo Stato, come quello delle concessioni aeroportuali, consenta l’applicazione di tariffe che generano extraprofitti di questa entità – talvolta anche maggiori di quelli delle concessionarie autostradali?”. È la domanda che si pone Dario Balotta, presidente Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti.
“Per sette anni – continua Balotta – dal 2008 al 2014, Sea ha potuto risparmiare sul costo del lavoro grazie alla cassa integrazione pagata da tutti i passeggeri attraverso i 5 euro della tassa di imbarco: un risparmio che ha consentito di chiudere i bilanci in attivo, spesso proprio per cifre pari o quasi all’importo della Cig. Oltre a questo, le alte tariffe per l’handling e dei servizi centralizzati (pagate sempre dai passeggeri e dalle compagnie aeree) e gli scarsi investimenti (effettuati spesso in ritardo come nel caso di Linate) hanno reso Sea una gallina dalle uova d’oro per i suoi azionisti. C’è da chiedersi se non sia arrivato il momento, per il regolatore pubblico, di riscrivere gli atti della concessione quarantennale tutelando passeggeri, compagnie aeree e lo stesso Stato, mettendo termine alla stagione delle rendite monopolistiche favorevoli soltanto ai concessionari, pubblici o privati che siano. Gli asset statali di autostrade, porti e aeroporti potrebbero distribuire ricchezza anche allo Stato: basterebbe aumentare i ridicoli canoni concessori odierni, assicurare un maggiore sviluppo del settore con tariffe inferiori e rendere obbligatori gli investimenti per la mitigazione per la tutela ambientale”, conclude il presidente dell’Onlit.