lunedì, 18 Novembre 2024

Dal turismo si leva una sola voce: bene Cura Italia, ma non basta

Il timore di un default totale del settore turistico non smette di accompagnare gli operatori del comparto italiano. E le paure non si placano neanche dopo l’approvazione del dl Cura Italia. La maggior parte degli operatori raccolti nelle associazioni di categoria ritiene le misure insufficienti a risollevare il comparto dalla grande crisi provocata dalla pandemia da Covid-19.

“Anche quando qui sarà finita l’emergenza sanitaria – sostiene, ad esempio, Vittorio Messina di Assoturismo – il mercato internazionale, che vale il 50% del nostro turismo, sarà ancora fermo o quasi. Ci vorrà molto tempo per recuperare”. Ecco perchè Assoturismo chiede “un fondo d’emergenza per il settore, come per l’agricoltura, ma anche migliorare le misure su affitti, credito e professionisti. Gli indennizzi devono essere più corposi ed estesi anche al commercio, con una dotazione decisamente più alta: così bastano per appena 300mila partite Iva. La priorità è mantenere la liquidità delle imprese in un periodo di fatturati zero”.

Per Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi “il settore del turismo organizzato, agenzie di viaggi e tour operator, è in ginocchio a causa dell’epidemia da coronavirus, per questo occorre istituire subito un Fondo Nazionale Emergenze per l’indennizzo sulle mancate vendite e cancellazioni dalla chiusura dei voli con la Cina a fine gennaio fino ai prossimi mesi, anche a supporto delle riprotezioni sostenute. Chiediamo anche – conclude il presidente – per le agenzie di viaggi che abbiano subito una riduzione delle attività, rispetto alla media del corrispondente periodo del triennio 2017-2019, il riconoscimento di una somma fino al 100% del suddetto decremento, nel limite massimo di 200mila euro, reperendo le risorse anche con il contributo del Fondo solidarietà Ue. La situazione è davvero critica, servono misure straordinarie per sostenere il comparto ed i livelli occupazionali”.
“In linea di massima il giudizio sul dl – osserva Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo – è positivo, nel senso che apprezziamo questa volontà di mettersi subito al lavoro e ci fa piacere che il turismo sia stato considerato tra i settori più colpiti. Detto questo riteniamo che questo non possa essere “un decreto tombale” ma è un primo modo di iniziare a risolvere i problemi e nel nostro settore ne abbiamo moltissimi. Diciamo che è un primo ossigeno ma non ci salverà. Ad esempio se diamo agli stagionali un 600 euro nel mese di marzo, non abbiamo risolto niente. Dare fino al 31 maggio una sorta di respiro con la sospensione di contributi e adempimenti fiscali è un aiuto in questo momento ma non può essere la risoluzione. Per noi ci vorranno dei mesi prima che le prenotazioni ripartano sia per quanto riguarda gli alberghi, le agenzie di viaggio e i tour operator. La ripresa sarà a lunga scadenza. Noi perdiamo senza dubbio la stagione estiva e buona parte del nostro fatturato, per alcuni è anche l’unica perché nel nostro settore molte aziende sono stagionali”.
Delusi invece i balneari: “Le Istituzioni, ancora una volta – dice Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe Confcommercio – dimostrano di non conoscere ed apprezzare il nostro ‘prezioso’ lavoro. Nel decreto legge Cura Italia, non possiamo non rilevare la sconcertante assenza, fra le centinaia di norme di cui si compone, di misure specifiche per il nostro settore: ad iniziare dalla fuoriuscita dalla Bolkestein. Una misura che sarebbe “a costo zero” per le casse erariali. Ed è grave la nostra mancata comprensione – spiega – fra le aziende, di cui al commi 2 e 3 dell’articolo 58, che prevede la sospensione fino al 31 maggio dei versamenti delle ritenute, contributi previdenziali e assistenziali nonché dei premi per l’assicurazione obbligatoria. Nel lungo e minuzioso elenco (dagli alberghi alle agenzie di viaggio; dalle discoteche ai musei; dai teatri ai cinema; dalle terme agli asili nido; ecc.: c’è veramente di tutto!) mancano, come sempre e come al solito, gli imprenditori balneari”.

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