Anche le associazioni degli imprenditori turistici insorgono contro le parole del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che in una intervista a Repubblica aveva affermato: “Adesso basta scrivere Covid e noi paghiamo”; “Stiamo sovvenzionando con la Cig anche aziende che potrebbero ripartire, magari al 50%, e grazie agli aiuti di Stato preferiscono non farlo. Per pigrizia, per opportunismo… Tanto c’è lo Stato che paga l’80% della busta paga”.
“Una dichiarazione ingenerosa – sottolinea Confindustria Alberghi – che non rispetta la tragedia umana ed economica che il nostro Paese sta vivendo e le tante aziende e famiglie che sono coinvolte in questa crisi senza precedenti. Basta guardarsi intorno nelle strade, nei negozi, sui mezzi pubblici per vedere una società ferita che faticosamente e con coraggio vuole ripartire. Il settore alberghiero ha subito e sta subendo un fermo pressoché totale ed ha perso più di 100 giorni di lavoro che non potranno in alcun modo essere restituiti. Davanti a sé ha molte incertezze e quelli che in questi giorni stanno decidendo di ripartire sono imprenditori coraggiosi che si stanno rimettendo in gioco anche a fronte degli enormi rischi che gravano sul presente e sul futuro. Quanto poi alle tempistiche con cui l’Inps ha gestito gli ammortizzatori sociali – saremo forse “particolarmente sfortunati” – ma i nostri lavoratori stanno vedendo in questi giorni le prime erogazioni da marzo e molte di quelle stesse imprese che il Presidente Tridico taccia di ‘pigrizia’ hanno anticipato di tasca loro gli ammortizzatori sociali pur in una situazione di oggettiva gravissima crisi con zero ricavi e zero liquidità in cassa, per sostenere i lavoratori e le loro famiglie.
Anche per la presidente designata di Federturismo Confindustria Maina Lalli le parole di Tridico “sono ingiuste e inaccettabili”. “Sono ingenerose nei confronti dei tanti imprenditori che in crisi di liquidità per supplire all’inefficienza del suo Istituto si sono visti costretti ad anticipare la cassa integrazione che a migliaia di lavoratori non è ancora arrivata”.
“Il settore del turismo – ricorda Lalli – versa in una situazione di grande sofferenza: nei primi mesi del 2020 si sono persi 81 milioni di presenze, 10 miliardi di euro di spesa mancata per l’impatto del Covid. Sono più di 40mila le imprese del comparto che rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria. Alimentare, quindi, un clima anti impresa in questo periodo non è solo ingiusto, ma anche irresponsabile verso tutto il sistema produttivo del nostro Paese che sta affrontando con grande sacrificio e coraggio questa fase di crisi strutturale senza precedenti”.