Anche la Iata si scaglia contro “l’improvviso aumento della tassa decisa dal Governo italiano, che va a gravare sui passeggeri aerei, che danneggerà la competitività economica nazionale e porterà alla perdita di 2300 posti di lavoro all’anno a fronte di una prevista diminuzione di 755 mila passeggeri l’anno e di una riduzione di 146 milioni all’anno di pil”.
Decisione che, ricorda la Iata, prevede un incremento del 33-38%, con un extra di 2,50 euro a passeggero, che così pagherà 10 euro per i voli dagli aeroporti di Roma e 9 euro per i voli dagli altri scali italiani. “Nessuna delle entrate di queste nuove tasse verrà reinvestita nel settore dell’aviazione ma saranno, invece, dirottate ad altri scopi”, sottolinea la Iata.
“Piuttosto che aumentare queste inefficiente e inefficace tasse, il governo italiano dovrebbe urgentemente mettere in atto politiche per incoraggiare la crescita dei collegamenti, che danno un impulso all’occupazione, innovazione e attività culturali. Altrove in Europa (Paesi Bassi ed Irlanda ad esempio) le Nazioni che hanno sperimentato questo tipo di tassa l’hanno poi rimossa, a vantaggio dell’aumento del traffico e del miglioramento dell’economia interna al Paese”.