Le aziende, benché non sia affatto facile, sono fortemente impegnate per poter riaprire ed offrire ai propri ospiti un’esperienza piena, pur in una fase complicata come quella che si sta vivendo. Ma è difficile pensare che la fiducia si possa ricostruire se elementi come la distanza minima di sicurezza possono essere considerati diversi da una regione all’altra o se i test sierologici possono essere imprescindibili in alcuni territori. E’quanto sostiene Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi secondo cui “se l’accordo della Conferenza delle regioni, in allegato a DPCM, per quanto perfettibile, aveva segnato la strada per un percorso di regole comuni ed omogenee, alla prova dei fatti stanno già emergendo delle linee di condotta molto diverse”.
“L’autonomia delle regioni – continua Colaiacovo – è un fatto, ma particolarmente in questa fase così delicata in cui va riannodato il rapporto con la clientela bruscamente interrotto a febbraio, un messaggio chiaro e univoco soprattutto in tema di sicurezza, è fondamentale per trasmettere la giusta serenità e fiducia e permettere a quanti potranno nei prossimi mesi di trascorrere qualche giorno fuori casa recuperando quella normalità che abbiamo dovuto abbandonare nei mesi scorsi. Nelle scorse settimane, insieme con le altre associazioni del settore ci siamo impegnati alla realizzazione di un protocollo comune per il comparto alberghiero, largamente riconosciuto nel documento delle regioni, nella consapevolezza che fosse necessario ed opportuno per le imprese – ma anche per gli ospiti – potersi riconoscere in un sistema di regole efficaci ed omogenee su tutto il territorio nazionale. E’ importante in questa fase mantenere questa logica: misure efficaci, chiare, semplici ed omogenee. E dove necessario, pensiamo ad alcuni servizi come piscine e la stessa ristorazione, che tengano conto della peculiarità dell’albergo in cui gli utenti sono anche alloggiati presso la struttura”.