martedì, 19 Novembre 2024

Ospitalità religiosa, un’estate con 10 milioni di presenze in meno

Si sta chiudendo la stagione dei soggiorni estivi e anche le case di ospitalità di matrice religiosa tirano le somme. Centinaia di queste strutture avevano già chiuso definitivamente la loro attività con il lockdown e l’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana ha proposto, ai gestori che invece avevano scelto di “resistere”, un sondaggio che fotografasse la situazione.

Complessivamente le 4mila strutture dell’ospitalità religiosa, tra quelle rimaste aperte, hanno perso in questa estate il 42% delle presenze. Se consideriamo però anche quelle chiuse definitivamente a causa dell’emergenza sanitaria, la stima sulla perdita complessiva rispetto all’estate 2019 è del 60%, ovvero 10 milioni di presenze in meno e un danno economico di circa 300 milioni di euro.

È sempre bene ricordare che buona parte di questi introiti (in questo caso mancati) avrebbero dovuto finanziare la catena della solidarietà e della carità, che ha quindi subìto il maggiore contraccolpo dalla situazione venutasi a creare con l’emergenza sanitaria.

Ma ecco l’analisi mese per mese delle strutture che hanno scelto di restare operative questa estate. A giugno, nel primo mese di riapertura, il 32% di strutture ricettive hanno scelto di far slittare l’apertura, sia per la scarsità di prenotazioni che per gli interventi necessari a rendere l’ospitalità in linea con le normative sull’emergenza sanitaria. Per le altre, la media della perdita di presenze rispetto al 2019 si è attestata al 52%, ma più di un terzo ha registrato una diminuzione di presenze superiore al 70%.

Con luglio hanno cominciato a muoversi gruppi e famiglie. Chi è rimasto aperto ha lamentato mediamente un -47% di presenze. Un terzo segnala comunque una diminuzione ancora oltre il 70%.

Agosto è stato sbandierato come un mese finalmente positivo, ma di tutt’altro avviso sono i gestori dell’ospitalità religiosa. La perdita media si attesta intorno al 25%. Solo il 2% ha registrato un aumento di presenze rispetto all’anno precedente, dovuto allo spostamento delle richieste degli italiani verso luoghi più ameni. I primi dati di settembre e le prenotazioni fino a fine mese non offrono grandi prospettive. È prevista una perdita di presenze del 44%. Un quarto dei gestori, però, stima perdite ancora oltre il 70%.

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