Sentenza Consulta, reazioni opposte di albergatori e property manager


La decisione della Corte costituzionale di respingere il ricorso del Governo contro il Testo unico del turismo della Regione Toscana, confermandone la legittimità anche per quanto riguarda affitti brevi, bed and breakfast e gestione imprenditoriale della locazione turistica provoca reazioni diverse tra albergator e property manager.

La Corte Costituzionale si è pronunciata sui seguenti argomenti:

  • Per gli alberghi sarà possibile espandere fino al 40% della propria ricettività,
    utilizzando unità immobiliari situate nei 200 metri dall’hotel. I sindaci potranno
    comunque introdurre limiti più bassi
  • Le locazioni turistiche potranno essere effettuate solo in immobili con destinazione
    turistico-ricettiva e non in immobili ad uso residenziale. È confermata quindi la
    necessità di imporre un cambio di destinazione d’uso e la possibilità di effettuare
    locazioni brevi solo in forma imprenditoriale
  • La Corte ha dichiarato infondata anche la norma transitoria che avrebbe introdotto
    un elemento di disuguaglianza dando la possibilità di adeguarsi fino al 1 luglio 2026,
    sostenendo che tutti possono adeguarsi fino a tale data e tutti dovranno adeguarsi
    da quella data in poi
  • La Corte conferma la discrezionalità del legislatore regionale nell’imporre limiti al
    frazionamento per aumentare la capacità ricettiva nell’ambito di uno stesso edificio
  • La Corte ritiene non esserci uno sconfinamento da parte della Regione Toscana
    nell’ambito delle prerogative dello Stato relativamente ai limiti imposti al contratto
    di locazione breve nella misura in cui queste attengano alla materia del turismo
  • Sarà quindi possibile per i Comuni ad alta densità turistica o capoluoghi di provincia
    introdurre limitazioni al numero di licenze concesse per 5 anni sulla base di criteri
    che gli stessi Comuni potranno identificare.

Per Elisabetta Fabri, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, “la sentenza della Corte Costituzionale fornisce una base giuridica solida per la regolamentazione degli affitti brevi che ci trova fortemente concordi. La Consulta riconosce infatti elementi che da tempo Confindustria Alberghi considera centrali: la necessità di una governance del turismo equilibrata, la tutela dei territori e il contenimento degli effetti distorsivi legati alla proliferazione incontrollata delle locazioni brevi. Si tratta di un passaggio importante perché viene finalmente affermato, in modo chiaro, il bisogno di intervenire sugli impatti negativi che questo fenomeno ha prodotto sul diritto all’abitare, sull’organizzazione delle nostre città e sulla sostenibilità complessiva delle destinazioni turistiche. Un quadro regolatorio certo e proporzionato è indispensabile per garantire concorrenza leale, qualità dell’offerta e uno sviluppo turistico realmente sostenibile”.

Di parere diamentralmente opposto Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e Ceo di Apartments Florence: “a decisione della Corte Costituzionale consolida un impianto normativo che penalizza di fatto le forme di ricettività non tradizionali”. “Il giudizio della Corte riguarda la correttezza costituzionale delle norme e il riparto delle competenze tra Stato e Regioni, non la loro opportunità né la loro efficacia. La stessa Consulta – osserva Fagnoni – riconosce che le norme toscane sono una ‘ingerenza’ nelle libere scelte dei proprietari, ritenendola però giustificata. L’altra questione che desta grande preoccupazione è che la decisione della Consulta rischia di diventare un precedente per altre Regioni, con una stretta normativa che avrebbe un impatto molto pesante sull’organizzazione delle imprese, sull’occupazione e sulla tenuta di un comparto che ha garantito investimenti e lavoro diffusi sui territori. Un effetto-slavina sull’ intero settore”, conclude Fagnoni.

“Con questo pronunciamento – commenta l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi – AIGAB – la norma della Regione Toscana resta in vigore concedendo ad un numero ampio di Comuni la possibilità di introdurre un regime amministrativo regolatorio che sulla base di criteri, probabilmente arbitrari, limiterà i diritti di famiglie e imprese di disporre della propria casa. Il paradosso è che mentre viene confermata la
possibilità di limitare i diritti di proprietà delle famiglie italiane viene estesa la possibilità per
gli hotel di espandere la propria capacità ricettiva utilizzando gli immobili limitrofi.
Gli effetti prevedibili a livello di mercato sono una diminuzione del valore degli immobili in tutti i Comuni che faranno ricorso a questi strumenti, un aumento delle tariffe degli hotel e dei posti letto extra-alberghieri gestiti dagli hotel, un aumento della conflittualità amministrativa tra cittadini e imprese poiché assisteremo al proliferare di abusi da parte degli enti locali e un aumento del ricorso al nero da parte di proprietari e host.
A questo punto il Governo dovrebbe porsi come obiettivo quello di una norma quadro di riferimento nazionale per limitare l’arbitrio locale”, conclude AIGAB.

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