giovedì, 25 Aprile 2024

All’aeroporto di Pechino il covid è soltanto un ricordo

Niente più percorsi sanitari obbligati, code e controlli interminabili. E soprattutto niente più ‘dabai’, l’esercito di vigilanti in tuta bianca che anticipavano il triste destino della quarantena obbligatoria nei Covid hotel: fino a due settimane di permanenza più una terza da osservare tra le mura domestiche, secondo il protocollo sanitario più duro deciso dalle autorità cinesi durante la massima stretta contro la pandemia.

Lo sbarco appare adesso ai visitatori quasi normale per la prima volta dopo tre anni, nell’atmosfera surreale di uno scalo deserto tra pochi voli internazionali e due moduli – uno online e l’altro cartaceo – da compilare dove la parola Covid è citata solo nella dichiarazione sanitaria dedicata al test obbligatorio effettuato nelle 48 ore dall’imbarco. Anzi, negli sforzi per fornire un’immagine rassicurante e di svolta, in base alle politiche della “ottimizzazione sanitaria” benedetta dal presidente Xi Jinping, sono apparse schiere di ‘aiutanti all’ingresso’, riconoscibili dalla giacca color celeste pastello, di tonalità molto simile a quello della nuova ‘carta degli arrivi’ da consegnare al controllo dei passaporti che ha sostituito una simile ma gialla. Si sono qualificati proprio così, ‘aiutanti all’ingresso’: sono giovani poco più che ventenni che hanno il compito di spiegare le procedure da seguire prima della misurazione della temperatura corporea per intercettare possibili casi sospetti.

Ed è questo l’unico momento che tradisce la pandemia mai menzionata in modo esplicito, perché subito dopo, pur se in presenza molto discreta, ci sono gli operatori sanitari che potrebbero raccogliere i campioni del test anti-Covid. Ma è poca cosa rispetto al passato e all’angoscia di risultare positivi con tutte le relative conseguenze. Al controllo dei passaporti sono tornate le vecchie pratiche: rilevazione facciale e delle impronte digitali della mano sinistra mentre è sparita ogni cautela e uso di disinfettante.

foto © HECTOR RETAMAL / AFP

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