Tutto il mondo del turismo è con il fiato sospeso in attesa del nuovo governo Renzi. La richiesta a gran voce è un ministero con portafogli. Ma anche in questo caso, sembra proprio, che le speranze degli operatori resteranno disattese. Il settore non trova pace: dopo l'abolizione del ministero con referendum nel 1993, il turismo è stato collocato dai vari governi sotto il ministero dello Sviluppo Economico, poi sotto la presidenza del Consiglio dei ministri; con il Governo Monti fu affidato al ministro per gli Affari Regionali, Piero Gnudi e con il Governo Letta è stato invece abbinato al ministero per i Beni Culturali, guidato da Massimo Bray.
Imprenditori, associazioni del settore ed anche gli Enti locali hanno tuttavia a più riprese – da ultimo anche alla Bit che si è conclusa sabato 15 febbraio – lamentato la mancanza di politiche per il settore, di incentivi, di risorse per l'Enit, l'Agenzia nazionale del turismo. Il decreto Valore Turismo, da tempo atteso dal mondo del turismo che avrebbe dovuto varare una serie di riforme per ridare smalto al turismo, non ha visto la luce, seppure ormai pronto, a causa della crisi di Governo.
"Ci auguriamo di vedere nascere presto un ministero con portafoglio dedicato al primo settore economico del Paese, il turismo", afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che aggiunge: "speriamo che il decreto Valore Turismo sia tra i primi provvedimenti varati dal nuovo Esecutivo, anche perché il mondo imprenditoriale non è interessato tanto a leggi elettorali o riforme del Titolo V, bensì all'economia reale".
"Ora ci aspettiamo che il nuovo Governo, in coerenza con quello che Renzi ha già espresso, riveda drasticamente il Titolo V della Costituzione, riportando le competenze del turismo al Governo. L'importante è riportare al centro le politica del settore: detto questo, la collocazione del Dipartimento del turismo ha una importanza relativa", afferma il presidente di Federturismo, Renzo Iorio, a proposito della collocazione del turismo nel nuovo Esecutivo. "Le Regioni sono le responsabili del mancato funzionamento del turismo – dice senza mezzi termini Iorio – la colpa residuale del Governo è di aver tenuto in piedi un Dipartimento che in pratica non può fare nulla".
Concorda sulla riforma del Titolo V e sul ripristino del ministero cancellato, il presidente di Assoturismo, Claudio Albonetti, che tuttavia, nel frattempo, porrebbe il Dipartimento per il turismo presso la vicepresidenza del consiglio dei ministri. "Ci sono fondi pari a circa 130 milioni non ancora assegnati che se il settore fosse collocato presso la presidenza del xonsiglio sarebbero subito sbloccati, altrimenti non sarebbero disponibili se non prima di 6 o 7 mesi", spiega.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patanè. "Noi pensiamo che la cosa migliore sia collocare il turismo sotto la vicepresidenza del consiglio dei ministri anche perché è un settore molto trasversale".
Anche per Confcommercio è essenziale la riforma del Titolo V e il ripristino del ministero del Turismo.
Le Regioni, dal canto loro, sono favorevoli a una collocazione del turismo presso il ministero dello Sviluppo Economico, data anche la maggiore possibilità di accesso ai bandi per le imprese, e non si dicono pregiudizialmente contrarie a possibili riforme. L'accorpamento al Mise è infine auspicato anche dalle associazioni dei consumatori Federconsumatori ed Adusbef: "Solo con una visione di insieme di tipo industriale, infrastrutturale e ovviamente culturale -sostengono le due associazioni di consumatori – potremo recuperare posizioni perse nel mondo e valorizzare il Sistema Italia e diventare un nuovo volano per l'economia".