“Come regioni avevamo già approvato un documento inviato a settembre scorso, prima dell’inizio della stagione, per il rilancio del turismo montano. E’ evidente però che quel testo non poteva prevedere la variante Omicron e sicuramente ora è necessario rilanciare la montagna italiana puntando sul concetto di ‘Italia destinazione sicura’”. Lo ha detto in un audizione in Commissione attività produttive della Camera, Daniele D’Amario, in rappresentanza della Conferenza delle Regioni, in merito all’indagine conoscitiva sulle proposte per la ripresa economica delle attività turistico-ricettive della montagna invernale, in funzione delle riaperture previste a partire dalla stagione 2021/2022.
“Serve un pacchetto fiscale – ha aggiunto l’amministratore abruzzese – specifico per le imprese della montagna e serve anche un sistema di premialità per i lavoratori stagionali. Bisogna battere la forte incertezza dovuta alla variante Omicron e le tante disdette che questa ha provocato”.
Secondo il rappresentante della Conferenza delle Regioni, “è necessario andare avanti e guardare oltre”, seguendo un panel di nuove direttrici che prevede: smart working e turismo, nuovi spazi ed esperienze sostenibili, azioni per evitare il rischio di sovraffollamento turistico, interventi per nuove forme di ospitalità, investimenti per le nuove tecnologie, sostenibilità ambientale e contrasto ai cambiamenti climatici, evoluzione Data-driven, identificazione di mercati e target diversi che presuppongono approcci diversificati”.
In Commissione è intervenuto anche il rappresentante dell’Anci e delegato alle Aree Interne Lino Gentile: “nel contesto attuale, con il covid, le attività turistiche della montagna sono state tra le più colpite dalla crisi, aggravata da un notevole aumento dei costi di gestione delle strutture, comprese le utenze e il personale non utilizzato. Un sostegno utile potrebbe venire dalla Cassa integrazione – basti pensare ad esempio alla riduzione drastica delle entrate dovute alla tassa di soggiorno – infatti sono state moltissime le disdette”.
“Il turismo invernale – ha aggiunto l’altro esponente Anci intervenuto, Luca Masneri – ha fatto segnare un -30%, dovuto soprattutto al calo delle presenze straniere. Sull’impiantistica serve un ragionamento di lungo periodo con un supporto finanziario anche per gli impianti in quota, finalizzato anche a un loro ricondizionamento. Servirebbe quindi – ha concluso – una forte campagna di sostegno, anche per favorire l’innevamento artificiale, almeno nei territori dove questo non è sostenibile”.
“Assistiamo a un ennesimo crollo di presenze nella montagna, -60% rispetto a due stagioni invernali fa. Abbiamo avuto nell’ultimo anno la capacità del governo di leggere i territori montani con il governo che ha erogato 850 milioni di euro per le imprese, non solo per gli impianti di risalita, ma abbiamo scontato forti ritardi nella erogazione di queste risorse che hanno messo a dura prova le persone attive in montagna. Questo periodo di crisi può essere utilizzato per ripensare il sistema montano turistico, a partire dagli impianti di risalita e gli sport, a cominciare da come rendere sostenibili l’energia da utilizzare – ha aggiunto il presidente di Uncem Marco Bussone – . Poi serve una più forte spinta nella digitalizzazione, un ammodernamento delle strutture alberghiere, cose su cui dove agire la politica”.