Zone verdi, arancioni e rosse a seconda della pericolosità del Covid, per gestire meglio i viaggi nell’Unione europea. E’ già stata ribattezzata il ‘sistema a semaforo’, la raccomandazione proposta dalla Commissione europea agli Stati membri con l’obiettivo di creare un sistema “chiaro e unico” sulle zone a rischio, secondo criteri omogenei per coordinare i controlli e i movimenti ai confini interni.
Bruxelles vuole evitare situazioni a macchia di leopardo con sbarramenti generalizzati alle frontiere o la possibilità di una nuova chiusura dello spazio Schengen, che penalizzi un paese rispetto ad un altro. con inevitabili ricadute nel mercato interno e sulla libera circolazione delle persone. Una raccomandazione che, con i contagi in crescita in alcuni paesi Ue e nel mondo, assume una importanza fondamentale, soprattutto alla fine della pausa estiva, con i rientri dalle vacanze e la ripresa in pieno delle attività.
Si tratta di una proposta di raccomandazione che gli Stati membri in seno al Consiglio dovrebbero adottare. Per questo motivo la tempistica è nelle mani della presidenza semestrale tedesca dell’Ue, ma che dovrebbe essere portata avanti il più rapidamente possibile. Una volta adottata la Commissione si aspetta anche che tutti gli Stati membri la applichino. ha sottolineato venerdì. “Crediamo – ha sottolineato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – che a nessun cittadino europeo dovrebbe essere negato l’ingresso in un altro Paese Ue”. Per questo “raccomandiamo – ha detto ancora von der Leyen – di utilizzare piuttosto i test e la quarantena”.
Ed ecco dunque l’idea di creare una mappa dell’Europa con un codice comune di colori per aiutare i viaggiatori. Mappa che verrebbe aggiornata una volta alla settimana dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) insieme alle misure prese dai singoli Paesi in modo da assicurare un’informazione tempestiva, completa e chiara ai cittadini europei.
Per fare un esempio il verde riguarderà le aree a basso rischio, mentre il rosso indicherebbe regioni con oltre 150 casi ogni centomila abitanti o più di 50 casi con il 3% dei test positivo. Per la Commissione l’opzione “preferibile”, nel caso di persone provenienti da zone rosse o considerate comunque ad alto rischio, sarebbe quella di fare dei test per verificare la positività al virus del Covid. Anche se resterà nell’ambito delle competenze nazionali l’adozione di altre misure di carattere restrittivo.