giovedì, 28 Marzo 2024

Moby, chiuse indagini per bancarotta: gli Onorato verso il processo

Con l’accusa di aver depauperato il patrimonio di Cin, attraverso “condotte di dissipazione o distrazione” tali da determinare non solo “il sistematico drenaggio di risorse (…) a favore di Moby” per far fronte agli “oneri finanziari” per la scalata alle due stesse società, ma anche per l’acquisto o l’affitto di appartamenti in centro a Milano o per compensi “incongrui”, la Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta per bancarotta nei confronti di Vincenzo, Achille e Alessandro Onorato. L’avviso di conclusione delle indagini, che prelude alla richiesta di processo, è stato firmato dai pm Roberto Fontana, ora al Csm, e Luigi Luzi ed è stato notificato qualche giorno fa.

“Non condividiamo gli esiti di tali valutazioni” della Procura di Milano “per un fondato e corposo ordine di ragioni sia fattuali che giuridiche, che avremo presto modo di rappresentare ai magistrati per dimostrare la perfetta legittimità dell’operato della famiglia Onorato” è il commento di Pasquale Pantano, il difensore che ha aggiunto: “i rilievi più significativi mossi ai miei assistiti hanno ad oggetto valutazioni relative ad attività molto complesse”.

Nell’atto, con al centro una delle vicende economico-finanziarie più delicate degli ultimi anni, si contestano ai tre indagati quattro episodi. Il primo è legato all’acquisizione del controllo di Cin e di Moby, società quest’ultima di cui Vincenzo è stato anche presidente con deleghe del Cda e i secondi amministratori: i tre avrebbero privato Compagnia Italiana di navigazione, di cui uno era amministratore di fatto e gli altri due di diritto, “della liquidità occorrente per il regolare adempimento delle proprie obbligazioni e in particolare quella del pagamento del saldo del prezzo di acquisto del ramo d’azienda dall’Amministrazione straordinaria di Tirrenia s.p.a”, in particolare con una “operazione funzionale all’acquisizione del controllo totalitario” di entrambe le società.

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